Milano. Rimane piantonata la madre che ha ucciso il figlio. “Aveva un forte esaurimento, legato proprio alla maternità”

AgenPress – “Mai si poteva immaginare che potesse fare del male a suo figlio, ma nonostante questo non la lasciavamo mai da sola. Io sarei venuto subito, se mi avessero avvisato. Invece l’ho saputo dalla tv: parlavano di una donna di 44 anni, ho subito immaginato che potesse essere mia figlia. Ho chiamato mio genero, ma non rispondeva”.

Così Marco Roveda, padre di Elisa, ora piantonata in ospedale perché in arresto per aver ucciso il figlio Luca, di meno di un anno, a Voghera, nel Pavese, racconta che, una volta appresa la notizia dalle tv, ha subito pensato alla figlia. Roveda ricorda quanto la figlia avesse desiderato quel bambino ma che “da un mese e mezzo non era più lei” dice in un’intervista ai quotidiani, “a volte sembrava come se mia figlia sentisse il peso dell’essere madre”.

La donna è piantonata anche per evitare suoi eventuali atti autolesionistici. La donna, secondo quanto si è saputo, è ancora profondamente prostrata e non è ancora chiaro quando il pm Paolo Mazza, che con i carabinieri della compagnia di Voghera si occupa delle indagini, potrà interrogarla. Nei prossimi giorni si terrà l’autopsia sul corpo del piccolo che è stato strozzato o strangolato, stando ai segni che aveva sul collo.

“Mia figlia aveva paura a stare a casa da sola – ricorda ancora il nonno del bimbo ucciso -, non riusciva più a guidare l’auto, faceva fatica a dormire. Eravamo andati da un dottore, era in cura. Mia figlia non doveva restare da sola, se solo mi avessero avvisato – ribadisce – sarei andato io a casa sua”.

“Mai avuto problemi in vita sua, ma da un po’ di tempo stava attraversando una fase di depressione molto pesante.  Ha sempre fatto una vita normale. Il dottore ci ha detto che era un forte esaurimento, legato proprio alla maternità. Se c’erano stati segnali? Non che potesse succedere qualcosa del genere”.

Elisa, infatti, da sola non rimaneva mai e con lei si alternavano soprattutto il marito, che ieri mattina era uscito per lavoro, e la nonna.  “Mio genero è andato a lavorare – spiega ancora Roveda -. Era molto attento a non lasciare mai la moglie da sola, me lo diceva lui stesso, quando lo vedevo alla sera passare in piazza Meardi, mentre io ero al bar, di rientro dal lavoro. Ma sarebbe arrivata la mia ex moglie, la nonna del bambino, nel giro di poco tempo. È stata lei a dare l’allarme”.

Il nonno del bambino e la nonna sono separati da 20 anni. “Non ci sentivamo mai ma da mia figlia, a trovare mio nipote, andavo spesso. Ho visto il bambino il primo di luglio: era bellissimo come sempre, un bambino così allegro, rendeva felice tutta la famiglia”.

 

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