Foad Aodi: “Dal 2023 più di 11.500 professionisti della sanità italiana si sono rivolti all’Amsi per lavorare all’estero”

AgenPress. «Da 15 anni, ormai, come Amsi, Associazione Medici di Origine Straniera in Italia insieme al movimento Uniti per Unire rivolgiamo il nostro appello all’impegno e alla sinergia ai nostri ordini professionali e a tutti i movimenti e le realtà che fanno parte del nostro complesso mondo sanitario.

Non abbiamo mai fermato le nostre denunce, quelle che evidenziano come da tempo, nel nostro Paese, mancano decisamente all’appello le figure dei professionisti più specializzati, il cui ruolo e le cui competenze sono indispensabili alla nostra causa, quali medici e infermieri, fisioterapisti, farmacisti , anestetici ,medici di emergenza , ortopedici, radiologi, chirurghi, pediatri etc.

Le nostre indagini e le nostre statistiche non mentono e rivelano dati inconfutabili e schiaccianti dal 2000 sollevando sempre criticità per l’interesse di tutti e mai solo per una parte.

Secondo gli ultimi dati dell’Associazione medici di origine straniera in Italia (Amsi) e dell’Unione medica euro mediterranea (Umem), stanno superando giorno dopo giorno i 100 mila i professionisti della sanità di origine straniera in Italia, un vero e proprio “esercito bianco” che sta salvando il servizio sanitario italiano sia pubblico che privato.
Di questi possediamo esattamente ruoli e incarichi:

35mila sono medici, (di cui 5 mila secondo il decreto cura Italia.)
40mila sono infermieri,( di cui 15 mila secondo il decreto cura Italia).
7mila sono odontoiatri.
7mila sono fisioterapisti.
6mila sono farmacisti.
2.500 sono psicologi.
2.500 svolgono il ruolo di podologi, tecnici di radiologia, biologi, chimici, fisici.

Nel 2020 i professionisti della sanità di origine straniera erano 75 mila.
In Europa, invece, sarebbero circa 600mila i medici di origine straniera di cui 450mila stabili e 150mila mobili nei vari stati europei.

Da tempo, poi, segnaliamo numerosi professionisti della sanità che sono in attesa di riconoscimento del titolo di studio conseguito all’estero (ci vuole circa un anno per il riconoscimento del titolo).Amsi rivela che la maggioranza dei professionisti della sanità di origine straniera si concentrano sia in modo stabile (fissi solo in una regione) che mobile rispettivamente nelle seguenti regioni: Lazio, Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Campania, Calabria, Puglia, Sicilia, Sardegna, Liguria, Umbria, Abruzzo. Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Marche, Basilicata, Molise.

ECCO L’ESERCITO DI MEDICI PRONTI ED INFERMIERI CHE È PRONTO A LASCIARE L’ITALIA. UN ALLARME CHE SECONDO AMSI RICADE NELLE RESPONSABILITA’ DELLA POLITICA E DI CHI NON HA ORGANIZZATO, PROGRAMMATO E DIFESO ATTIVITA’ DEI PROFESSIONISTI DELLA SANITA’ ITALIANI.

I numeri della carenza di medici sono sempre più impressionanti. L’Associazione nazionale medici di origine straniera in Italia (Amsi) ed il Movimento internazionale “Uniti per Unire”, dopo una attenta ed accurata indagine nel settore hanno presentato, il proprio autorevole report, che evidenzia apertamente come corriamo il rischio, ad oggi, di perdere un esercito di professionisti della sanità.
Fa discutere la situazione dei medici italiani, malpagati, spesso maltrattati dai pazienti e oggi in fuga verso altri paesi. Una fuga che provocherà grossi problemi, visto che il numero dei sanitari è già esiguo.

Quello della carenza dei professionisti della sanità è un fenomeno alquanto preoccupante, dato che si sta sviluppando, contemporaneamente, ad un altro problema abbastanza grave: la sempre più crescente richiesta di medici italiani di trasferirsi all’estero. Un argomento di ineludibile importanza, dato che entro il 2028 saranno circa 100 mila i medici di cui si avrà bisogno sia nel settore pubblico quanto privato. In base alle richieste giunte all’Amsi, ecco il numero delle strutture che vivono la delicata realtà della carenza di organici e le condizioni socio-economiche di ogni regione.

Così il fabbisogno di ogni regione di medici entro il 2028:

Lazio (15mila), il Veneto (10mila), Piemonte (10mila), Lombardia (9mila), Emilia Romagna (8mila), Puglia (7mila), Toscana (4mila), Campania (4mila), Sicilia (4mila), Molise (4mila), Abruzzo (3mila), Liguria (3mila), Umbria (3mila) , Marche (3mila), Calabria (3mila), Friuli Venezia Giulia (3mila), Sardegna (2mila) , Basilicata (2mila), Valle d’Aosta (2mila) e Trentino Alto Adige (1mila).

Inoltre mancheranno sempre entro il 2028, 130 mila infermieri e 20 mila fisioterapisti e 15 mila farmacisti.

Negli ultimi 5 anni sono stati, infatti, richiesti all’Amsi 8.000 professionisti della sanità: in particolare, 4500 medici, 3000 infermieri e 500 fisioterapisti e professionisti della sanità.

Per quanto riguarda i medici, la Regione che ha avanzato le richieste maggiori è  la Lombardia (800), poi ci sono Veneto (750), Piemonte (750), Lazio (650), Toscana (600), Sicilia (600) Puglia (550), Campania (550), Emilia Romagna (500), Sardegna (450), Calabria (400), Liguria (350),Molise (350), Umbria (350), Marche (300), Abruzzo (250),Trentino Alto Adige (250), Basilicata (200), Valle d’Aosta (150), Friuli Venezia Giulia (200). Le specializzazioni maggiormente richieste sono inerenti al campo dell’Anestesia, Ortopedia, Medicina d’urgenza, Radiologia, Chirurgia, Neonatologia, Ginecologia, Pediatria, Cardiologia, Neurochirurgia, Geriatria, Medicina sportiva, Medici nelle località turistiche ed anche Medici di famiglia.

Dal 1° gennaio 2024, grazie al Decreto Cura Italia abbiamo evitato la chiusura di più di 1800 strutture, servizi dipartimenti, presso ospedali, cliniche private, dsa, centri di fisioterapia, centri analisi, pronto soccorso, medici di famiglia, pediatri.

FUGHE ALL’ESTERO, I NUMERI

Il bilancio a livello nazionale dal 01.01.2023 ad oggi indica che sono più di 8.500 mila le richieste tramite email giunte alla segreteria dell’Amsi e all’Umem (Unione medica euro-mediterranea) da medici e professionisti della sanità con la richiesta di voler lavorare all’estero.

8.500 mila professionisti della sanità, di cui 5 mila medici specialisti e medici di famiglia e 3.500 mila professionisti della sanità (70% infermieri, 15% fisioterapisti e osteopati, 5% farmacisti, 10% podologi/logopedisti/psicologi/tecnici di laboratorio/tecnici di radiologia). Più dell’90% delle richieste provengono dalle strutture sanitarie pubbliche, inoltre sono arrivate più di 3000 telefonate e richieste di informazioni sui social.

In particolare le maggiori richieste di fuga sono arrivate tramite email dalle seguenti regioni:

* Lombardia, 500 medici, 250 infermieri e professionisti della sanità; totale 750
* Veneto, 470 medici, 230 infermieri e professionisti della sanità; totale 700
* Piemonte, 450 medici, 200 infermieri e professionisti della sanità; totale 650
* Lazio, 450 medici, 200  infermieri e professionisti della sanità; totale 650
* Campania, 400 medici, 175 infermieri e professionisti della sanità; totale 575
* Emilia-Romagna, 350 medici, 150 infermieri e professionisti della sanità; totale 500

I medici specialisti che chiedono di lavorare all’estero sono soprattutto anestesisti, radiologi, ortopedici, medici di famiglia, medici di urgenza, chirurghi plastici, chirurghi generali, neurochirurghi, neurologi, ginecologi, pediatri.

Il Prof. Aodi, esperto comunicatore internazionale, da gennaio 2023 ad oggi, ha effettuato più di 5000 tra citazioni ed interviste giornalistiche a Tv, Radio e giornali internazionali, trasformando le indagini e le statistiche di Amsi e UMEM come le più ricercate dalla stampa specializzata.

Se da un lato negli ultimi cinque anni numerosi, tra medici e professionisti, hanno lasciato il nostro Paese, dall’altro si registrano nuovi laureati in Italia e nuovi arrivi da paesi arabi, sud e centro America, Europa dell’Est, con un aumento del 45% negli ultimi tre anni. Un fatto dovuto principalmente alla carenza dei professionisti di origine straniera in Italia e all’articolo 13 del Decreto “Cura Italia”, che, tra le altre cose, ha disposto una deroga delle norme in materia di riconoscimento delle qualifiche professionali sanitarie. I medici ed i professionisti della sanità di origine straniera continuano così a collaborare e a contribuire all’arricchimento della sanità pubblica e privata, «ma non vedono soluzioni politiche alle loro problematiche», denunciano l’Amsi, l’Umem e il Movimento internazionale Uniti per Unire.

Non smetteremo mai di sottolineare come i professionisti di origine straniera rappresentano una risorsa fondamentale a cui attingere e abbiamo il dovere di valorizzare il loro ruolo, la loro posizione, contribuendo, con l’impegno politico nazionale e regionale, a sostenere il loro ruolo e le loro competenze, combattendo le discriminazioni e contrastando la medicina difensiva. «Bisogna creare le condizioni favorevoli nell’ambito lavorativo e della ricerca universitaria e le borse di specializzazione e assumere i medici specializzandi ,medici ed infermieri giovani e medici di origine straniera per portare in controtendenza questi dati, contrastando i bassi salari,  lo sfruttamento lavorativo e la dilagante burocrazia che, purtroppo, si espande sempre più nell’ambito dell’esercizio della professione medica. È necessario abbreviare il periodo del riconoscimento dei titoli di studio esteri  e consentire ai medici stranieri, i quali  hanno esercitato la professione in Italia da più di 5 anni e non possiedono la cittadinanza italiana, di poter sostenere concorsi pubblici e stipulare contratti a tempo indeterminato almeno per 5 anni e per contrastare  la cosiddetta  ‘fuga dei cervelli’ che ogni anno potrà causare la perdita di circa 25 mila professionisti della sanità che lasciano l’Italia per una meta più vantaggiosa se non si risolvono le criticità.

È un passaggio necessario per integrare in pieno gli stessi medici stranieri nel SSN sia pubblico che privato e per non farli sentire ‘medici di serie B’. Noi tutti, uniti, ribadiamo il nostro netto no alla “guerra tra poveri” e non accettiamo più metodi di sotto-pagamento, compensi in ritardo e la discriminazione nell’ambito lavorativo per tutti i professionisti della sanità sia di origine straniera quanto italiana». Decreto Cura Italia, occorre una proroga oltre la data del 31 dicembre 2025.

 

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