Afghanistan. Onu, gravi violazioni dei diritti umani, soprattutto contro donne e ragazze

AgenPress – “Stiamo ricevendo notizie agghiaccianti di gravi restrizioni ai diritti umani in tutto il paese. Sono particolarmente preoccupato per le notizie delle crescenti violazioni contro le donne e le ragazze afghane, che temono un ritorno ai giorni più bui. È essenziale che i loro diritti conquistati a fatica siano protetti”.

Lo ha detto il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, durante la riunione di emergenza del Consiglio di Sicurezza.

“La comunità internazionale  deve essere unita, dobbiamo parlare con una sola voce per sostenere i diritti umani in Afghanistan. Invito i talebani e tutte le parti a rispettare e proteggere i diritti e le libertà”. Guterres ha poi sottolineato che “la comunità internazionale deve unirsi per assicurarsi che l’Afghanistan non sia mai più utilizzato come piattaforma o rifugio sicuro per le organizzazioni terroristiche”.

Ora l’Afghanistan, così come era stato tra il 1996 e il 2001, è tornato a essere governato dai talebani. “Le donne potranno uscire di casa e studiare” ha assicurato il portavoce Suhail Shaheen parlando alla Bbc dopo la presa di Kabul. Una rassicurazione che non convince, non basta a fermare le lacrime sul volto di quella ragazza, che teme per il suo futuro, alla luce di ciò che è stato.

Durante il regime talebano, in Afghanistan alle donne non veniva permesso di uscire di casa, se non accompagnate da un tutore maschio. Il burqa era obbligatorio, non potevano truccarsi, usare smalto, indossare gioielli. Non potevano lavorare, frequentare la scuola. Non potevano ridere. Il contatto con gli uomini veniva filtrato in ogni modo. Non solo gli abiti coprivano ogni parte del corpo: lo sguardo non doveva incrociare quello di un maschio, la mano non poteva stringere quella di sesso opposto. Invisibili, impercettibili, cancellate al punto da dover limitare il rumore prodotto mentre si muovevano: il rumore dei tacchi venne vietato nel luglio del 1997. Le limitazioni si accompagnavano a punizioni esemplari in caso di trasgressione, con amputazioni e pene di morte eseguite in pubblico. Tantissime in quegli anni si sono tolte la vita.

Con la caduta del 2001, le donne hanno ottenuto alcune lente e progressive concessioni. Hanno potuto nuovamente rendersi visibili, dopo anni trascorsi dietro un burqa, non più obbligatorio. I loro passi hanno ricominciato a fare rumore nelle scuole, nei posti di lavoro, nelle televisioni. È stato riconcesso loro il diritto di voto. La riconquista dell’emancipazione è stata una lotta che però continua a mietere vittime: nel 2012 ci sono stati 240 casi di delitti d’onore.

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