AgenPress – “A fronte di una stima di deficit tendenziale per l’anno in corso pari al 4,35% del Pil il mantenimento dell’obiettivo di deficit esistente (4,5%) permetterà di introdurre, con un provvedimento di prossima attuazione, un taglio dei contributi sociali a carico dei lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi di oltre 3 miliardi a valere sull’anno in corso. Ciò sosterrà il potere d’acquisto delle famiglie” e allo stesso tempo, spiega il ministero, “contribuirà alla moderazione della crescita salariale” contro “una pericolosa spirale salari-prezzi”.
Lo ha deciso ieri il CdM, approvando il DEF, che fissa la crescita programmatica all’1% (+0,9% quella tendenziale) e dispone uno scostamento del deficit al 4,5% programmatico dal 4,35% tendenziale.
Queste risorse, secondo l’intendimento del governo, dovrebbero permettere di “sostenere il potere d’acquisto delle famiglie” e allo stesso tempo “contribuire alla moderazione della crescita salariale” contro “una pericolosa spirale salari-prezzi”.
Proprio di recente, l’Istat ha confermato un crollo del potere d’acquisto delle famiglie (-3,7% a fine 2022) e dei loro risparmi (in diminuzione di due punti al 5,3%) che ha consentito per ora di mantenere stabili i consumi finali (+3%). Le previsioni sono però un po’ fosche per quest’anno e Confesercenti averte che “la perdita di potere d’acquisto delle famiglie si protrarrà per tutto l’anno” e ” porterà a una caduta del volume delle vendite al dettaglio pari a -2,5%“.
“Bisognerà fare dunque il possibile per evitare una frenata della spesa delle famiglie”, afferma l’associazione rappresentativa dei commercianti.
Dal canto suo, il Centro studi di Unimpresa si spinge ad ipotizzare che la crescita del PIL italiano all’1% potrebbe generare un “tesoretto” nei conti pubblici da quasi 8 miliardi di euro, da impiegare per la riduzione del cuneo fiscale sia per le imprese sia per le famiglie.
Il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha confermato che “le riforme avviate intendono riaccendere la fiducia nel futuro tutelando la natalità e le famiglie anche attraverso la riforma fiscale che privilegerà i nuclei numerosi” e “riconoscerà lo spirito imprenditoriale quale motore di sviluppo economico, promuovendo il lavoro quale espressione essenziale dell’essere persona”.