Sisto: “Abbiamo abrogato l’abuso d’ufficio perché non combatte la corruzione, è inutile e dannoso”

AgenPress. Francesco Paolo Sisto, viceministro della Giustizia, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta” condotta da Gianluca Fabi e Ilaria Sambucci su Radio Cusano Campus.

Sull’abrogazione dell’abuso d’ufficio. “Abbiamo ritenuto di abrogare questa norma sulla scorta di due considerazioni fondamentali. La prima fatta sui dati: 5400 iscrizioni circa, appena 18 condanne, mi sembra sia un dato che dà l’idea di come ci sia una norma che non solo è inutile, ma è anche dannosa, per questa seconda ragione: la protesta di tutti i sindaci di tutti i generi che ci vengono a dire di come abbiano le mani legate con la burocrazia difensiva, la paura dell’atto lecito comporta un rallentamento nei confronti del rapporto pubblico amministrazione-privato. In un periodo di Pnrr non ci possiamo permettere questo. L’abuso d’ufficio combatte la corruzione? Non combatte un fico secco, se questi sono i dati. Il carattere sanzionatorio dell’abuso è la pendenza del processo, molte volte l’amministratore deve fare il passo di lato, vittima di un processo mediatico. Se il problema era la pendenza l’unica soluzione era abolirlo. Ci sono ben altri reati che possono intervenire nelle ipotesi di reato legate alle illegalità nelle pubbliche amministrazioni: il falso, la truffa, ecc… E poi non c’è solo il diritto penale per sanzionare le condotte illegittime”.

Sulle intercettazioni. “Una norma di grande civiltà. E’ finito il bronx nella ricerca delle intercettazioni più gossippare che solleticavano anziché informare. Cassese ha plaudito a questa riforma. Noi abbiamo cercato un equilibrio affidando alla figura più affidabile la scelta delle intercettazioni più utili, quindi al giudice. A me sembra una scelta in equilibrio assoluto e mi stupisce che la magistratura si lamenti di questo. Questo fa il paio con la necessità di evitare che terzi soggetti incolpevoli possano finire nel magma incandescente delle intercettazioni che non riguardano persone implicate nel processo, salvo che non sia strettamente necessario per la narrazione del fatto. E’ una norma che tutela i cittadini incolpevoli, coloro che col processo penale non c’entrano nulla”.

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