Il Garante nazionale visita il CPR di Torino e si reca in Procura per riferire le proprie valutazioni

AgenPress. Lunedì 14 giugno una delegazione del Garante nazionale delle persone private della libertà, composta da Mauro Palma ed Emilia Rossi, rispettivamente Presidente e Componente del Collegio del Garante nazionale e da Elena Adamoli, Componente dell’Ufficio, ha visitato il Centro di permanenza per i rimpatri di Torino.

Purtroppo, il Garante ha dovuto constatare che molte delle criticità rilevate negli anni precedenti all’interno del Centro permangono tuttora. Per esempio, l’area del cosiddetto Ospedaletto continua a essere una peculiarità gravemente problematica della struttura del capoluogo piemontese, sia per le degradate condizioni materiali in cui versa, sia per la posizione in cui si trova – in una condizione di separatezza e distanza dal resto della struttura – configurando una segregazione di fatto delle persone che vi si trovano.

Va ricordato, a questo proposito, che eventuali esigenze di separazione, di tutela delle vulnerabilità individuali non possono mai determinare situazioni di isolamento, peraltro senza alcuna garanzia in ordine alla durata di una simile collocazione e senza l’obbligatoria vigilanza medica.

In generale, la tutela della salute è apparsa gravemente deficitaria soprattutto per quanto riguarda l’assistenza delle persone affette da un disagio psichiatrico, le quali, anziché veder tempestivamente rivalutata la compatibilità delle loro condizioni individuali con la misura restrittiva imposta e, comunque, vedersi somministrata un’adeguata terapia, attendono settimane e anche mesi prima di essere visitate da un medico specialista. Nell’attesa, la gestione di simili complessità viene affrontata solamente con l’allontanamento della persona che si trova a trascorrere la propria quotidianità in una condizione di segregazione e distanza dalla restante popolazione trattenuta e dal personale preposto all’erogazione dei servizi all’interno del Centro.

Sono molte altre le osservazioni che il Garante nazionale formulerà nel consueto Rapporto che invierà alle Autorità responsabili evidenziando ancora una volta come la custodia di una persona implichi enormi responsabilità per le figure istituzionali e i soggetti coinvolti a vario titolo nelle procedure di privazione della libertà e pertanto richieda un sistema tassativo di garanzie, regole e procedure uniformi a tutela della persona privata della libertà. Attualmente, invece, il sistema è fortemente carente.

Inoltre, il Garante nazionale ha acquisito informazioni e documenti relativamente al recente suicidio di Moussa Balde, ospite del Centro. Successivamente alla visita, il Garante nazionale si è incontrato con la Procuratrice Capo di Torino, Anna Maria Loreto, per riferirle le proprie valutazioni in merito alla tragica vicenda.

Molte delle criticità rilevate a Torino sono comunque presenti anche negli altri CPR del Paese, come il Garante avrà modo di illustrare nella Relazione annuale al Parlamento, che si terrà il prossimo 21 giugno alla Camera dei Deputati e nella quale il Garante nazionale sollecita i decisori politici a procedere a un ripensamento complessivo del sistema della detenzione amministrativa per persone migranti.

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