Agenpress – Per la Corte tedesca il ‘Quantitative easing’, il programma di acquisto di titoli sovrani lanciato dalla Bce governata da Mario Draghi nel 2015 per far fronte alla crisi finanziaria, non è propriamente illegale, non è bocciato, ma l’istituto di Francoforte ha tre mesi di tempo per adottare una decisione che dimostri entro tre mesi “gli obiettivi di politica monetaria perseguiti”. Per la prima volta la Consulta tedesca afferma però che le misure intraprese da un organo Ue “non sono coperte dalle competenze europee”.
Se entro tre mesi non dovessero arrivare le richieste di chiarimento da parte della Bce, la Bundesbank potrebbe non partecipare più al piano di acquisto bond. Ma c’è di più: la Corte tedesca ha stabilito che la Banca Centrale tedesca sarebbe costretta a vendere i titoli di Stato (tedeschi) acquistati durante l’applicazione del QE.
E’ la prima volta che la Corte Costituzionale tedesca afferma che le misure prese da un organo europeo “non sono coperte dalle competenze europee” e per questo “non potrebbero avere validità in Germania”. Oltre alla richiesta alla Bce di giustificare le sue scelte, i giudici chiedono anche al “governo tedesco” e al “Bundestag, sulla base della loro responsabilità di integrazione, di attivarsi nei confronti del Pspp”, il ‘Public sector purchase programme’ lanciato cinque anni fa da Draghi.
La Corte tedesca chiede quindi all’Eurotower di dimostrare “in modo comprovato e comprensibile che gli obiettivi di politica monetaria perseguiti” dal programma di acquisto titoli “non siano sproporzionati rispetto agli effetti di politica economica e fiscale risultanti dal programma”. Inoltre, “alle stesse condizioni, la Bundesbank deve garantire che le obbligazioni già acquistate e detenute nel suo portafoglio siano vendute sulla base di una strategia, possibilmente a lungo termine, coordinata con l’Eurosistema”, si legge ancora nella sentenza della Corte tedesca.
Stando alla Corte i programmi di acquisti di bond contrastano però le competenze della stessa Bce. Per la prima volta nella storia della repubblica tedesca, l’organo principale della giustizia del paese afferma che le misure prese da un organo europeo “non sono coperte dalle competenze europee” e per questo “non potrebbero avere validità in Germania”. Da qui la richiesta di spiegazioni alla Bce. Immediata la reazione sul mercato dei bond con gli spread che hanno cominciato a salire.
La Bce sta valutando la sentenza diffusa dalla Corte Tedesca sul programma di acquisto di titoli di Stato “e si esprimerà a tempo debito”. Lo si apprende da un portavoce della Banca Centrale Europea.
La Corte di giustizia dell’Unione europea ha stabilito, nel dicembre 2018, che la Bce sta agendo
nel suo mandato per la stabilità dei prezzi”, rileva l’Eurotower in una nota a commento del giudizio della Corte costituzionale federale tedesca. Il riferimento è alla sentenza che – su ricorso proprio dei giudici tedeschi che chiedevano chiarimenti – nel 2018 diede ragione alla Bce.
“Riaffermiamo la supremazia del diritto comunitario: le sentenze delle Corte di giustizia europea sono vincolanti per tutte le Corti nazionali”. Questo il commento “a caldo” del portavoce capo della Commissione europea, Eric Mamer, interpellato sulla sentenza della Corte costituzionale tedesca sul piano di acquisti di bond della Bce, che ha anche accusato la Corte Ue di eccesso di potere su una precedente sentenza. “La commissione – ha aggiunto il portavoce – ha sempre rispettato l’indipendenza della Bce nell’attuazione della politica monetaria”.
Intanto la proposta su Recovery fund e bilancio pluriennale, che la Commissione europea avrebbe voluto presentare mercoledì, slitta ancora di qualche settimana. Sulla carta, l’operazione appare un rebus irrisolvibile: la presidente Ursula von der Leyen deve riuscire
a comporre un piano che accontenti il Nord e il Sud, i frugali e quelli disposti a investire nel bilancio comune, gli amanti dei vecchi strumenti finanziari e quelli che invece li vogliono innovativi. La vicepresidente Margrethe Vestager ricorda perché è importante aiutare chi sta indietro non avendo le risorse dei Paesi più forti come la Germania: non è solo questione di solidarietà, ma è per preservare l’equilibrio del mercato unico. Intanto si lavora ai dettagli tecnici del Mes, a cui venerdì l’Eurogruppo dovrà dare il via libera definitivo.