Putin nazionalizza la filiale russa di Ariston. Controllo trasferito a Gazprom. Tajani convoca ambasciatore russo

AgenPress – Vladimir Putin ha firmato un decreto per il trasferimento temporaneo delle sussidiarie russe di Ariston e Bosch alla locale Gazprom Domestic Systems, società produttrice di elettrodomestici del gruppo statale Gazprom.

I motivi che hanno spinto Putin a trasferire a Gazprom la Ariston Thermo Rus LLC e la BSH Household Appliances LLC, non sono noti. Già l’anno scorso lo zar aveva trasferito temporaneamente la gestione delle filiali russe di Danone e di Carlsberg alla Rosimushchestvo, l’Agenzia federale per la gestione delle proprietà, attraverso il controllo delle azioni. In quella occasione Mosca aveva anticipato le intenzioni della Danone che aveva annunciato l’intenzione di uscire dal mercato russo. Mentre per Ariston e Bosch il provvedimento non è chiaro, e la gestione è stata trasferita direttamente ad un altro gruppo industriale, anche se controllato dal governo.

Il gruppo Ariston ha diffuso una nota su quanto accaduto:”In attesa di spiegazioni sull’inatteso provvedimento, ne stiamo valutando le implicazioni, anche dal punto di vista della governance e della gestione. Il Gruppo Ariston, attivo industrialmente nella Federazione Russa da quasi 20 anni con rapporti molto corretti con le istituzioni locali, non è stato informato preventivamente del Decreto ed è estremamente sorpreso da questa iniziativa”.

Il ministro degli Esteri. Antonio Tajani, ha “dato mandato al Segretario generale della Farnesina di convocare l’ambasciatore della Federazione russa in Italia. Il Governo chiede chiarimenti sulla vicenda della nazionalizzazione dell’Ariston Thermo Group. Al lavoro anche con Bruxelles, in raccordo con la Germania”.

“Dopo l’inattesa decisione governo russo sulla gestione di Ariston Thermo Group ho subito attivato la nostra Ambasciata in Russia e parlato con i vertici dell’azienda italiana. Il Governo italiano è al fianco delle imprese, pronto a tutelarle in tutti i mercati internazionali”.

Dall’inizio della guerra in Ucraina, la Russia ha posto sotto “gestione temporanea” i beni di una manciata di aziende occidentali, giustificando queste mosse come ritorsioni per le azioni di altri Paesi contro imprese russe, colpite da sanzioni.

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