Emilia Romagna: dopo l’alluvione 1,1 miliardi di danni

AgenPress. Nei terreni alluvionati l’acqua ha lasciato il posto ad un pesante strato di limo e sabbia che crea una crosta impermeabile che impedisce gli scambi gassosi e porta a una pericolosissima degradazione del suolo che può innescare processi di desertificazione rendendo il terreno inadatto alla coltivazione.

E’ l’allarme lanciato dalla Coldiretti nel sottolineare che l’alluvione ha fatto strage di insetti, funghi, batteri e lombrichi con il rischio di perdita della fertilità nei terreni della Romagna dove si stimano danni per 1,1 miliardi tra perdite produzione, ripristini fondiari, terreni persi e animali coinvolti, secondo la Regione.

Il permanere per così lungo tempo dell’acqua nel terreno ha creato condizioni molto critiche per la vita nei circa trecentomila ettari di terreni alluvionati dove insetti, funghi, batteri e lombrichi svolgono una attività essenziale per l’umificazione e quindi per la fertilità necessaria alle coltivazioni. Con la morte dei lombrichi viene meno il lavoro instancabile da loro svolto nel suolo dove scavano gallerie, incorporano il materiale vegetale morto nel terreno, producono il pregiato humus

Se sottoterra la situazione è difficile, nei cieli è venuto a mancare il prezioso lavoro di impollinazione delle api con la perdita di un numero elevato di famiglie che erano presenti nei 45mila alveari censiti in Romagna. Tre colture alimentari su quattro dipendono in una certa misura per resa e qualità dall’impollinazione dalle api, tra cui le mele, le pere, le fragole, le ciliegie, i cocomeri ed i meloni.

Il disastro dell’alluvione ha colpito anche gli ecosistemi delle aree interne della Romagna con le frane che hanno devastato ulivi sono un vero e proprio patrimonio di biodiversità nazionale.  Nelle aree collinari sono stati devastati anche i boschi di castagno con terreni franati che hanno fatto perdere un prezioso rifugio e cibo ad animali, uccelli e insetti.

Ma l’esondazione ha sommerso soprattutto i frutteti “soffocando” le radici degli alberi fino a farle marcire con la necessità di espiantare e poi reimpiantare quasi 15 milioni di piante tra pesche, nettarine, kiwi, albicocche, pere, susine, mele, kaki e ciliegi.

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