Ucraina. Il terrore di un bambino, famiglie che fuggono dai bombardamenti

AgenPress – Nel primo pomeriggio di domenica, Jérôme Sessini, un fotografo francese incaricato del New Yorker in Ucraina, è arrivato a Irpin, una cittadina di sessantamila persone a circa mezz’ora di auto a ovest della capitale, Kiev. Sessini, che vive a Parigi e ha curato i conflitti nel mondo per l’agenzia fotografica Magnum, viaggiava con tre compagni: un autista ucraino e due fotografi. 

La loro destinazione era un ponte sul fiume Irpin che le truppe ucraine avevano distrutto per rallentare l’avanzata delle forze russe su Kiev. Il giorno prima Sessini aveva visto dei civili rannicchiati sotto ciò che restava del ponte, mentre cercavano di attraversare il fiume, in fuga dalle truppe russe. 

Il gruppo si è fermato per oltre un chilometro dal ponte, assicurandosi di far girare il veicolo in modo che fosse puntato di nuovo verso Kiev, nel caso avessero bisogno di scappare. Oltrepassarono un posto di blocco ucraino e si trovarono davanti al ponte, dove da dieci a quindici soldati e civili stavano lavorando per aiutare le persone ad attraversare il fiume su assi di legno. 

Il rumore dei bombardamenti sembrava avvicinarsi, così Sessini si è riparato vicino a una chiesa. Stava per tentare di attraversare una strada quando ha sentito una grande esplosione. Un mortaio era caduto a diversi metri di distanza. Una scheggia ha colpito Maxim Dondyuk, fotografo ucraino in viaggio con Sessini, alla spalla destra, provocando quella che ha descritto come una ferita superficiale.

 Decisero di ritirarsi verso l’auto. “Era troppo pericoloso”, mi ha detto Sessini. Stavano tornando attraverso la città quando un altro proiettile è atterrato nelle vicinanze. “È stato allora che ho scattato la foto della famiglia”.

Sessini ha fotografato quattro persone sdraiate a terra. C’è un bambino dalle guance paffute, che indossa un cappello di maglia blu con sopra un animale dei cartoni animati. È avvolto, dalla testa ai piedi, in una tuta da neve marrone. Il suo volto è congelato in una maschera di terrore. Un uomo che culla il ragazzo, presumibilmente suo padre, gli porta una mano alla testa, cercando di ritrovare l’orientamento. Una figura, forse un bambino più grande, è rannicchiata in posizione fetale. Dietro di loro una donna, con indosso uno zaino, fatica ad alzarsi in piedi.

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