Picasso, “Giovane donna” del 1909, per la prima volta a Roma dall’Ermitage

 Dopo L’Adolescente di Michelangelo e i San Pietro e San Paolo di El Greco, un nuovo capolavoro delle collezioni del Museo Statale dell’Ermitage di San Pietroburgo in Russia arriva in mostra a Roma grazie al mecenatismo culturale della Fondazione Alda Fendi – Esperimenti.

È Giovane donna di Pablo Picasso, un dipinto cubista del 1909 mai esposto prima d’ora in Italia.


AgenPress. A partire dal 15 febbraio 2022, il dipinto viene presentato al pubblico presso gli spazi espositivi di rhinoceros gallery all’interno di Palazzo rhinoceros, il polo culturale affacciato sull’Arco di Giano e progettato da Jean Nouvel, cuore delle sperimentazioni artistiche e culturali della Fondazione Alda Fendi – Esperimenti.

Raffaele Curi, che traccia la linea artistica della fondazione, costruisce intorno al dipinto di Picasso un’ampia mappa esperienziale con un approccio immersivo e multimediale, in un percorso capace di mescolare musica, danza (dal Ballet Nacional de España al balletto Parade di Erik Satie) e memorie fotografiche della vita del pittore, dedicando inoltre un focus nella mostra al rapporto tra l’artista spagnolo e l’attore italiano Raf Vallone.

Promossa dalla Fondazione Alda Fendi – Esperimenti e dal Museo Statale Ermitage e organizzata da Il Cigno GG Edizioni in collaborazione con Ermitage Italia e Villaggio Globale International, la mostra è aperta fino al 15 maggio, con ingresso libero.

È il nuovo, prezioso tassello di una collaborazione pluriennale tra la Fondazione Alda Fendi – Esperimenti e il celebre museo russo che, in occasione dei due precedenti appuntamenti espositivi dedicati a Buonarroti e a El Greco, è stata coronata da un successo di pubblico straordinario.

GIOVANE DONNA DI PICASSO

Giovane donna, olio su tela del 1909, appartiene alle opere preminenti di Pablo Picasso ed è un esempio peculiare della ricerca del pittore nella fase del Cubismo analitico. Il quadro ha partecipato a mostre internazionali ma non è mai stato esposto in Italia prima d’ora, il che rende straordinario l’evento espositivo della Fondazione Alda Fendi – Esperimenti.

A posare per Picasso è la modella, per quasi 8 anni sua amante, Fernanda Olivier. Il dipinto si rifà apertamente alla tradizione del ritratto da salotto, da cui tuttavia l’artista si discosta arrivando a dipingere la donna come l’idolo di un culto sconosciuto e misterioso.

Al di fuori della rappresentazione canonica di una bellezza ideale, la donna nuda è seduta in una poltrona di forma complessa e si staglia su uno sfondo neutro, scuro e astratto. I suoi occhi sono chiusi, sembra dormiente oppure sognante e la sua testa è leggermente inclinata. Manca una fonte di luce e le parti in cui si scompone il suo corpo sembrano illuminarsi di una luce interna. La corporalità descritta da Picasso è atipica e scultorea. L’estrema semplificazione della forma che si squaderna in molteplici sfaccettature è la componente essenziale di una pittura che si libera di tutti i dettagli secondari, celebrando il trionfo del disegno con linee ora dritte ora arrotondate. “L’artista rifiuta la rigidezza e la palpabilità materiale”, scrive nel testo critico che accompagna la mostra Olga Leontjeva, curatrice della pittura francese della seconda metà del XIX e del XX secolo del Museo Statale Ermitage. “Il suo personaggio diventa quasi effimero, si dissolve nel gioco delle sfaccettature, delle macchie chiare, si fonde con lo sfondo”.

Il dipinto apparteneva a Sergej Ščukin, celebre collezionista e mercante moscovita di opere del Modernismo francese, e fu da lui acquistato direttamente dall’artista.

Il titolo Giovane donna, come quello di altri dipinti di Picasso appartenuti sempre a Ščukin, fu dato dallo stesso collezionista ed è conforme al gusto del suo tempo e alla prudenza con cui, nell’ambiente dei mercanti di Mosca dell’inizio del XX secolo, veniva trattata la nudità.  Sergej Ščukin conobbe l’arte di Picasso a Parigi, dove il pittore si era trasferito a vivere nel 1904, frequentando l’appartamento di Leo e Gertrude Stein in Rue Fleurus che custodiva la più rappresentativa raccolta delle opere prodotte dall’artista fino ad allora.

Fu Matisse nel 1908 ad accompagnare per la prima volta Ščukin nell’atelier di Picasso, dove potè ammirare Les demoiselles d’Avignon. Ci volle un anno per superare l’iniziale titubanza, ma quando il collezionista acquistò la sua prima opera cubista fu presto affascinato da questa nuova pittura, a lui prima incomprensibile, al punto da volere tutta la serie di tele di Picasso del 1908.

In mostra alla rhinoceros gallery è presente una rara fotografia della sala del palazzo di Ščukin dedicata a Pablo Picasso nel 1914, nella quale si vede anche l’opera Giovane donna: in un ambiente di appena venticinque metri quadrati con le pareti bianche e un soffitto a cupola, si affollavano cinquantuno lavori disposti su più file appartenenti al periodo blu, rosa e cubista del pittore.

A partire dal 1909 Sergej Ščukin iniziò ad aprire la sua residenza ogni domenica all’intellighenzia artistica russa, tra cui giovani pittori che altrimenti non avrebbero mai potuto vedere le tele epocali della sua collezione. Questa visione fu fondamentale per la nascita dell’avanguardia russa.

Requisite dallo Stato a seguito della Rivoluzione del 1917, tutte le opere della straordinaria collezione Ščukin furono nazionalizzate e tenute per oltre trenta anni nei depositi, bollate come “decadenti”. Nel 1948 una parte delle di esse venne destinata all’Ermitage e solo negli anni Cinquanta iniziò finalmente a essere esposta.

La collezione di Picasso del Museo Statale Ermitage a San Pietroburgo con i suoi trentotto dipinti – e tra questi parte delle opere collezionate da Ščukin – è giustamente considerata una delle più importanti al mondo per la rara completezza e per la sua qualità estrema.

 

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