Bene vigilare sui prezzi. Aumento della pasta alla produzione (+8.4%) รจ in linea con l’inflazione

INGENEROSO PRENDERSELA CON NOI PASTAI


AgenPress. Il prezzo della pasta alla produzione รจ cresciuto in un anno del +8,4% (dati ufficiali ISTAT, marzo 2023 su marzo 2022), ovvero al pari dellโ€™indice di inflazione medio registrato dai beni al consumo. Lโ€™incremento per il consumatore โ€“ che dipende da dinamiche esterne al mondo della produzione della pasta – si attesta invece su una percentuale del +16,5% (e non del 17,5% o di altre cifre enunciate erroneamente in questi giorni) quando la media del totale dei prodotti alimentari รจ del +15% (dati ufficiali ISTAT, aprile 2023 su aprile 2022). Parliamo quindi di un rincaro sul prezzo della pasta che si attesta di un punto e mezzo percentuale in piรน rispetto agli altri prodotti alimentari.

โ€œI pastai italiani sono sempre dalla parte dei consumatori. Vorremmo che si uscisse da questa giornata con il riconoscimento che la pasta รจ la soluzione, non il problema. Lavoriamo tutti nella direzione di tutelare sempre al meglio i consumatori ma, seppur i costi rimanessero quelli attuali, non possiamo dimenticare che lโ€™aggravio di spesa per persona allโ€™anno sarebbe di circa 10 euro, ovvero il 16,5% in piรน su un prodotto che costa in media circa 1,07 euro al pacco (dato Istat). Insomma, ben al di sotto di tanti altri rincari e perfettamente in linea con il costo dellโ€™inflazione. Tenendo conto che si tratta di un prodotto che finisce quotidianamente sulle tavole degli italiani, sinceramente lโ€™allarmismo di questi giorni appare davvero poco giustificato. Si sono letti tanti numeri, alcuni anche sbagliati: resta il fatto che noi pastai possiamo solo ribadire che il prezzo della pasta alla produzione รจ aumentato del +8,4%, in linea con lโ€™aumento dellโ€™indice dโ€™inflazione medio dei beni al consumo. Se lโ€™aumento del prezzo al consumo รจ stato poi del +16,5% รจ frutto di dinamiche esterne al mondo della produzioneโ€. รˆ il commento di Unione Italiana Food alla riunione tenutasi oggi a Roma a Palazzo Piacentini indetta dalla Commissione di allerta rapida per analizzare la dinamica del prezzo della pasta convocata dal Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, e dal Garante per la sorveglianza dei prezzi, Benedetto Mineo.

Nel corso dellโ€™incontro il Ministero dellโ€™Agricoltura ha riferito che, allโ€™esito di controlli effettuati dallโ€™Ispettorato centrale repressione frodi, nessun fenomeno speculativo o illecito รจ stato registrato.

โ€œDispiace lโ€™enfasi iniziale con cui รจ stato accompagnato questo tavolo. Si tratta di una propaganda negativa, pregiudizievole per un settore che rappresenta un orgoglio per il Made in Italy, il fulcro della dieta mediterranea, un prodotto che fa da volano allโ€™export e a tante altre eccellenze nostrane. Una pubblicitร  negativa che, purtroppo, proviene proprio dal Dicastero che ha mutato la propria denominazione, votandosi alla tutela delle imprese e del Made in Italy.

Secondo UIF, lโ€™incremento del prezzo della pasta presentato come unโ€™allerta, รจ invece un dato logico e facilmente spiegabile. La pasta oggi a scaffale รจ stata prodotta mesi fa con grano duro acquistato alle quotazioni del periodo ancora precedente, con i costi energetici del picco di crisi bellica, cui si sono aggiunti i forti costi del packaging (carta e plastica) e della logistica (carburante, pallet, containers).

I prezzi di oggi, quindi, sono il risultato di una libera contrattazione fatta dalle singole aziende con la distribuzione. Una situazione che i pastai di Unione Italiana Food non hanno tardato a definire come una โ€œtempesta perfettaโ€ per il settore della pasta e non solo (anche gli altri beni alimentari hanno subito gli stessi incrementi). รˆ vero, i costi sono scesi ma non sono tornati ai livelli del passato e sono ancora piuttosto sostenuti rispetto a quelli registrati a cavallo del 2020/2021.

Allโ€™inizio del 2022, il prezzo del grano era salito a quasi 600 euro a tonnellata (+110% rispetto allo stesso periodo del 2021) ed ora รจ sceso sensibilmente, attestandosi tra i 350 e i 380 euro (comunque +30% rispetto al 2019). Stessa dinamica la si puรฒ riscontrare per i costi energetici e le altre voci di costo.

Quando il grano duro era alle stelle non รจ stato avvertito nessun grido di allarme per i pastai. Eppure, si tratta di un settore con una marginalitร  ridottissima visto che con poco piรน di un euro si acquista un pacco di pasta da 500 grammi e in quellโ€™euro ci stanno tutte le voci di costo: il grano duro, la trasformazione del grano in semola, i costi energetici di aziende fortemente energivore (elettricitร  e gas), il packaging, i trasporti ed altro ancora.

โ€œFa male vedere che qualche organizzazione agricola che conosce bene questi meccanismi metta in contrapposizione il basso prezzo del grano duro con il presunto prezzo alto della pasta e non faccia altrettanto a condizioni invertite. Questo approccio non fa bene alla filiera โ€“ continua Unione Italiana Food Se la pasta ha un prezzo piรน sostenuto รจ probabile che, in prospettiva, ci sia piรน margine di crescita anche per il grano duro. Di certo, se il prezzo della pasta รจ basso, il prezzo del grano duro รจ destinato a comprimersi e le aziende pastaie a chiudereโ€.

Cosa che sta giร  accadendo: i pastifici italiani sono sempre meno (500 negli anni โ€˜70 e poco piรน di 100 oggi) e la ridottissima marginalitร  che caratterizza la produzione di pasta mette a dura prova la tenuta dei bilanci delle aziende pastarie e con essa il pilastro per eccellenza del Made in Italy del food.

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