AgenPress – “È stata una discussione ricchissima e anche molto condivisa grazie anche alle numerose interazioni con i partiti e il ministro Cartabia e il sottosegretario Garofoli”. Così il premier Mario Draghi in conferenza stampa.
“C’è stata condivisione della riforma e delimitazione delle aree con differenze di vedute e impegno ad adoperarsi con i capigruppo per avere priorità assoluta in parlamento entro l’elezione del nuovo Csm”.
“È stata una discussione ricchissima, anche molto condivisa, che ha raggiunto alcuni obiettivi: condivisione dell’impianto della riforma, la delimitazione di aree in cui permangono differenze di vedute e l’impegno ad adoperarsi con i capigruppo per approvare la riforma in tempo utile per l’elezione del prossimo Csm. Non ci sarà la fiducia e i partiti hanno assicurato l’impegno a sostenere la riforma”.
Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli ha chiesto di non partecipare ai lavori del Consiglio dei ministri nel momento in cui si è cominciato a discutere della riforma Giustizia. Pur non essendoci ragioni di merito per astenersi dalla partecipazione, perché le norme in discussione non si applicano (già in base al testo Bonafede) agli incarichi in corso, quindi né a Garofoli né agli altri magistrati impegnati in questo Governo, il sottosegretario ha chiesto di lasciare la sala per sensibilità istituzionale.
La bozza della riforma prevede che i magistrati ordinari, amministrativi, contabili e militari che hanno svolto incarichi apicali nei ministeri o incarichi di governo non elettivi (capi di gabinetto, segretari generali presso i ministeri o ai capi dipartimento), al termine di queste esperienze per tre anni non potranno svolgere funzioni giurisdizionali. La loro destinazione sarà individuata dai rispettivi organi di autogoverno. La stessa disciplina si applicherà ai magistrati che si sono candidati in politica ma non sono stati eletti.
Resta la possibilità di assumere altri incarichi fuori ruolo presso altre amministrazioni e di assumere funzioni non giurisdizionali presso le sezioni consultive del Consiglio di Stato, le sezioni di controllo della Corte dei Conti e l’Ufficio del Massimario della Corte di cassazione.
Per quel che riguarda l’elezione del Csm viene indicato un sistema elettorale misto, basato su collegi binominali, che eleggono cioè ciascuno due componenti del Csm, ma che prevede anche una distribuzione proporzionale di 5 seggi a livello nazionale. Non sono previste liste, ma candidature individuali. I componenti del Csm tornano come in passato a 30: 20 togati e 10 laici. Nel sistema elettorale misto previsto trova spazio anche il sorteggio. Servirà ad assicurare che in ogni collegio binominale sia raggiunto il minimo previsto di 6 candidati e per riequilibrare le candidature del genere meno rappresentato.