AgenPress – E’ morto oggi all’età di 91 anni padre Bartolomeo Sorge, gesuita, teologo e politologo, esperto di dottrina sociale della Chiesa morto oggi aveva 91 anni.
Nato a Rio Marina (Isola d’Elba) il 25 ottobre 1929, Bartolomeo Sorge è entrato nella Compagnia di Gesù nel 1946. Ha diretto: La Civiltà Cattolica (1973-1985); l’Istituto di formazione politica “Pedro Arrupe”, da lui fondato (1985-1996); Aggiornamenti Sociali (1997-2009) e Popoli (1999-2005).
Nel 1966 è entrato nella redazione de La Civiltà Cattolica, quindicinale della Compagnia di Gesù e ne è divenuto direttore nel 1973, succedendo a padre Roberto Tucci.
Ha collaborato alla stesura di Octogesima adveniens, documento pontificio firmato da papa Paolo VI sull’azione della comunità cristiana in campo politico, sociale ed economico. Negli anni ottanta si è attivato, con conferenze tenute in varie città d’Italia, per promuovere nei cattolici una nuova identità culturale e un nuovo ruolo politico, con l’obiettivo di una “rifondazione” della Democrazia Cristiana. Si è sempre battuto contro l’integrismo di alcuni movimenti cattolici, che al convegno “Evangelizzazione e promozione umana”, svoltosi nel 1976, aveva definito “il tarlo del Vangelo”. Lasciata la direzione di Civiltà cattolica nel 1985 per Palermo, dal 1986 al 1996 ha diretto l’Istituto di Formazione Politica Pedro Arrupe del capoluogo siciliano.
Padre Sorge non ha mai mancato, anche negli ultimi tempi, di dare il proprio contributo anche sui social scendendo in campo contro i decreti sicurezza Salvini: “Sono impregnati di razzismo, vanno abrogati”, disse. Il gesuita intervenne anche quando il cardinale Ruini disse che con Salvini bisognava dialogare: ” Ruini sbaglia a benedire Matteo Salvini. Il Vaticano fece lo stesso col Duce”.
Sorge non risparmiò critiche nemmeno a Matteo Renzi quando attuò la scissione fondando ‘Italia viva’: “Renzi, al pari di Berlusconi e Salvini – ci disse – ha la sindrome del salvatore della patria”.
Padre Sorge nella sua lunga vita, fu lui stesso a raccontarlo nel 2019 a L’Espresso, ebbe tre sogni: “diventare un santo sacerdote gesuita; impegnarmi con tutte le forze nella costruzione della città dell’uomo; realizzare con fede e amore la Chiesa del Concilio, rinnovata, libera dal potere, povera, in dialogo con il mondo. Il primo sogno, ahimè, è ancora tale, ma ho fiducia che il Signore lo compirà. Il secondo sogno l’ho visto realizzarsi progressivamente nel lungo arco della mia vita, soprattutto negli anni ’80, quando mi trovai a combattere la mafia che in Sicilia mirava al cuore dello Stato. Gli undici anni vissuti a Palermo li ho passati quasi tutti sotto scorta armata. Agostino Catalano, uno dei miei “angeli”, saltò in aria con Paolo Borsellino. Purtroppo non potei essere vicino a lui e alla sua famiglia, perché mi trovavo in America Latina. Il terzo sogno lo rincorro da 50 anni, metà dei quali alla Civiltà Cattolica, accanto a tre grandi papi”.