Come la fenice rinasce dalle ceneri anche il sistema universitario italiano si deve rialzare più forte di prima. In un’intervista esclusiva per Interris il ministro Manfredi ha risposto sui temi più caldi del momento. Tra ritorno in presenza nelle università, passando per recovery fund, università cattoliche e paritarie, per arrivare ai test di medicina e al ruolo delle università telematiche
AgenPress. Interris.it ha incontrato il il professor Gaetano Manfredi, Ministro dell’Università e della Ricerca per discutere di ritorno all’Università, Recovery Fund e didattica a distanza. Il periodo del lockdown e la pandemia hanno stravolto le abitudini di tutti. É cambiata la concezione di normalità e con essa il quotidiano. In questi mesi sono stati tanti gli argomenti arrivati sul tavolo del ministro, il lavoro è stato arduo ma ha dato grandi risultati. La didattica a distanza è stata una scommessa vinta, e la laurea in medicina è diventata abilitante. Nel frattempo con lo sguardo sempre rivolto al futuro si pensa a come ritornare nelle aule universitarie il prossimo autunno.
“A Settembre è confermato che riprenderanno le lezioni in presenza in maniera conforme con il protocollo approvato dal comitato tecnico scientifico e garantendo la didattica a distanza sia per gli studenti stranieri che per gli studenti che non possono frequentare o per limiti di mobilità o per riduzione dell’affollamento delle aule” ha dichiarato il Ministro Manfredi.
Come saranno gestiti gli spazi all’interno delle aule universitarie?
“Nelle Università è stato fatto un piano concordato con il Comitato tecnico scientifico in base al quale ci sarà un’occupazione delle aule a scacchiera perché i banchi sono fissi e non è possibile modificarne la disposizione. Ovviamente sarà obbligatorio l’uso delle mascherine e potrà essere occupato solo il 50% della capienza originaria delle aule. Per questo, come detto prima, continueremo a garantire anche il servizio della didattica a distanza”.
La pandemia ha imposto una modernizzazione del sistema universitario?
“Sicuramente questo improvviso e massiccio passaggio alla didattica on-line ha rappresentato per l’Università un’esperienza che potrà essere valorizzata. Il tutto nell’ottica dell’innovazione didattica e della possibilità di utilizzare nuovi strumenti per la formazione. Ovviamente le università dovranno essere sempre viste come un luogo di didattica in presenza“.
Quali sono le sue aspettative?
“L’obiettivo è quello di evitare che la crisi economica, chiaramente derivante dalla pandemia possa impattare sulle università riducendo il numero degli studenti. Si sono fatti degli interventi massicci sul diritto allo studio per sostenere quelle famiglie che hanno avuto i maggiori danni dalla pandemia”.
Ci sono buone speranze che il numero di iscritti non cali?
“Io penso che le misure agevolano molto, tra l’altro il taglio delle tasse che abbiamo raggiunto con una misura straordinaria per l’anno accademico 2020-2021, ci auguriamo di renderlo permanente”.
Signor Ministro come immagina l’università tra dieci anni alla luce di quanto accaduto?
“Sicuramente i cambiamenti più forti che avrà riguarderanno la formazione ormai non più legata solo alla gioventù ed al periodo iniziale della vita. Sarà, invece, sempre più necessaria la formazione continua per le persone che alterneranno momenti di lavoro a momenti di studio. Tra dieci anni questa sarà la normalità, bisogna preparasi perché anche l’Università dovrà dare un grande contributo alla formazione delle persone che lavorano”.
Il coronavirus ha messo in evidenza l’importanza della ricerca, che cosa fare per potenziare questo settore?
“Sicuramente c’è la necessità da un lato di fare maggiori investimenti. Ci vogliono più ricercatori e anche più infrastrutture, laboratori e biblioteche. Dall’altro punto di vista organizzativo sempre di più si è visto quanto sia importante che ci sia una collaborazione in ambito internazionale quindi ci saranno reti di ricerche sempre più estese che porteranno risposte ai problemi che sono sempre più complessi”.
Un tema caldo di cui si è discusso molto nelle ultime settimane sono i test di ingresso a medicina per il nuovo anno accademico, come si svolgeranno?
“Verranno fatti in presenza secondo le classiche metodologie, l’unica differenza che ci sarà è che ci saranno più sedi e ognuno potrà farlo nella sede della propria provincia, in questo modo si limiteranno gli spostamenti”.
L’Università come potrà beneficiare del Recovery Fund?
“Sicuramente sarà necessario fare degli investimenti per le infrastrutture universitarie, sui laboratori, sulle aule. Inoltre bisognerà fare investimenti anche sul diritto allo studio proprio per garantire un maggior sostegno agli studenti soprattutto nelle aree più deboli del paese”.
Qual è la situazione che si presenta per le università cattoliche e paritarie?
“Per quanto riguarda le università non statali sono state comprese nelle varie misure di interventi per ricevere sostegno da parte del governo. I protocolli di ripartenza sono uguali a quelli delle università statali quindi siamo fiduciosi che la ripartenza sarà regolare. L’unico problema è che in molte università cattoliche ci sono molti studenti stranieri che vengono da Paesi fortemente colpiti dalla pandemia per i quali chiaramente ci sarà un problema di arrivo in Italia e probabilmente all’inizio faranno didattica a distanza”.
Qual è la il valore delle università telematiche?
“Il concetto di Università è quello di Università in presenza perché fanno la formazione e costruiscono la figura dello studente mettendolo in relazione con gli altri colleghi. Lo strumento telematico è un’integrazione quindi le università in presenza con la possibilità di fare anche un’offerta parzialmente telematica servono ad arrivare a studenti che hanno difficoltà a seguire e a garantire un servizio più qualificato”.
Negli ultimi anni sempre più studenti scelgono di studiare al Nord, perché? Le Università sono migliori rispetto al Sud?
“Dal punto di vista della qualità e della formazione sono Università di pari livello. Il problema è che le opportunità di lavoro che ci sono al Sud sono molto più basse rispetto al Nord e quindi molti studenti preferiscono muoversi verso le università del Nord perché c’è un inserimento nel mondo lavorativo più forte. Questo è uno dei motivi principali. Poi la mobilità nelle università rappresenta un valore e quindi la possibilità di scegliere rappresenta un grande vantaggio per gli studenti e questo dobbiamo metterlo nel conto”.
Per quanto riguarda la sua esperienza da Ministro, si è ritrovato a coprire questo incarico in un momento molto delicato, cosa porterà con sé di questa esperienza?
“É stata un’esperienza molto dura, perché abbiamo dovuto gestire e stiamo gestendo un’emergenza straordinaria. Allo stesso tempo però è stata anche un’esperienza molto bella. Questo perché ho avuto modo di confrontarmi con delle grandi difficoltà e ho potuto apprezzare la qualità e l’impegno di tutto il sistema universitario, dei tanti studenti, docenti e personale amministrativo che hanno lavorato con grande impegno, come anche tutti i ricercatori ed il personale delle accademie delle belle arti che si è molto impegnato in questa emergenza dando grandi risposte”.
Qual è il suo messaggio di auguri per gli studenti?
“Io credo che ogni grande momento di difficoltà rappresenti un grande momento di rigenerazione quindi l’augurio che faccio ai giovani è che loro siano i protagonisti di questo momento e del post covid riuscendo a realizzare i loro desideri e a raggiunger quegli obiettivi di cui tutti noi abbiamo bisogno”.