AgenPress. Si è svolto il 22 aprile 2024, a Palazzo Ferrajoli, l’iniziativa “Build in Italy – l’Italia che Abiteremo by Remind”, incontro volto ad esplorare il futuro dell’Italia attraverso l’esperienza di esperti, decision-maker e leader del comparto immobiliare allargato ai settori produttivi della Nazione.
L’Italia si trova ad affrontare sfide importanti legate soprattutto alla sostenibilità ambientale e all’implementazione di nuove tecnologie all’interno del complesso processo di trasformazione degli stili di vita per il benessere e la sicurezza delle persone nei luoghi, spazi, territori e città in cui vivono, operano e transitano. In risposta a queste sfide, come sostenuto da Remind, emerge sempre più l’importanza di promuovere la collaborazione tra pubblico e privato adottando un approccio integrato che consideri congiuntamente tre pilastri fondamentali dell’economia: l’immobiliare, le infrastrutture e i trasporti.
Si è tenuto un focus speech di Gabriele Scicolone Amministratore Delegato Artelia Italia e Consigliere Delegato Remind: “L’Italia che abiteremo è senza dubbio figlia delle scelte di indirizzo politico che la Nazione sarà in grado di fare in questi anni. L’Italia ha sempre dimostrato di saper dare il meglio di sé quando la politica ha indirizzato e compiuto delle scelte non abdicando al proprio ruolo senza indulgere al facile fatalismo o alla demagogia disfattista.
Ne sono l’esempio le politiche dell’immediato dopo-guerra che ci hanno regalato un’Italia che ha saputo ricostituirsi come potenza industriale e manifatturiera arrivando ad entrare nel G7 e riuscendo ad essere – in alcuni momenti – la quinta Nazione per ricchezza complessiva nel mondo, lasciando indietro i nostri attuali competitor principali (Germania, Francia, Spagna…).
Ricordiamo anche come le efficaci politiche energetiche hanno portato la nostra Nazione, priva di idrocarburi nel proprio sottosuolo, ad essere uno dei maggiori raffinatori di prodotti petroliferi del mondo grazie alla lungimiranza di alcuni personaggi, quali Enrico Mattei.
D’altro canto, quando invece la politica ha abdicato al proprio ruolo di decisore su temi fondamentali per le moderne democrazie, come ad esempio sul tema dell’emancipazione energetica e del nucleare (tecnologie che noi avevamo contribuito primariamente a sviluppare, con Enrico Fermi e quella classe di scienziati e fisici), si è venuto a determinare un solco che si è divaricato nel tempo con Nazioni che avevano fatto scelte diametralmente opposte (Francia in primis, ma anche Inghilterra, Germania per rimanere in Europa) che hanno, nei decenni scorsi, beneficiato di costi dell’energia elettrica molto inferiori che in Italia.
Ciò dimostra quanto siano importanti le scelte di carattere tecnologico ed energetico nel mondo di oggi. E ci troviamo, finalmente, di fronte ad una politica che decide di scegliere.
Purtroppo, negli ultimi dieci anni l’Italia ha provato a indirizzarsi su percorsi che non si sono dimostrati virtuosi, come il caso della transizione alle rinnovabili con le forti incentivazioni del fotovoltaico degli anni ’10 del secolo che si sono poi arenate per effetto degli incentivi esagerati che hanno reso insostenibile il carico per la Nazione. E, quindi, si è fermato un mercato che si era aperto e che stava portando l’Italia ai vertici dell’Europa per potenza installata. Così, oggi, noi che siamo il “paese del sole” ci troviamo ancora indietro alla Germania per potenza fotovoltaica installata. O, ancora, il caso dell’efficientamento degli edifici (di per sé una necessità) che è stato perseguito con le metodologie del “superbonus” che hanno manifestato effetti collaterali negativi che non si è stati in grado di correggere. Bisognerebbe avere il coraggio di ripartire con un processo virtuoso che corregga tutti gli errori fatti per dare spazio alla positività degli effetti.
Oggi la Nazione si sta muovendo con autorevolezza e deve avere il coraggio di riprendere a investire sempre di più nella transizione energetica (ed ecologica) nella quale dovremmo agire con determinazione, senza se e senza ma, per ambire ad essere un faro per il mondo, nell’efficientamento dell’immenso patrimonio immobiliare-edilizio, facendone un driver dell’economia e sfruttando l’abbrivio dato dal PNRR per modernizzare l’infrastrutturazione della Nazione che nei decenni passati era rimasta indietro.
Dovremmo lanciare una forte politica di incentivazione dell’inshoring e reshoring dell’industria, specialmente nel Meridione, sfruttando le potenzialità dei nostri sistemi portuali, e di manodopera iper-qualificata e a costi competitivi, per fare del Sud d’Italia una grande piattaforma industriale del mediterraneo e dell’Europa, soprattutto nell’alta tecnologia (micro-elettronica, batteria per autotrazione, tecnologie digitali e innovative…).
Grandissime sono poi le potenzialità che derivano dalla “rigenerazione urbana” per riconvertire le enormi aree ereditate dall’Italia industriale del secolo scorso (soprattutto nel Nord della Nazione) o dell’ex patrimonio della Difesa, ampiamente diffuse nel territorio e nei tessuti cittadini, dove oggi diventano aree desolate, preda dell’incuria e del malaffare.
In definitiva, le potenzialità della nostra Penisola sono infinite e la politica deve fare le scelte che permettano di esprimerle appieno e a tal fine è a disposizione il comparto immobiliare allargato ai settori produttivi della Nazione promosso da Remind. Siamo sicuri che abiteremo un’Italia faro del mondo, con scelte della Politica sulla base delle migliori esperienze e competenze del Pubblico e del Privato”