Liguria. La lista di Giovanni Toti, oggi ai domiciliari, prometteva case popolari e posti di lavoro in cambio di voti. Nel mirino Regionali 2020

AgenPress – Il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti è stato arrestato insieme all’ex presidente dell’Autorità del sistema portuale Paolo Emilio Signorini, attuale ad e direttore generale di Iren, e all’imprenditore Aldo Spinelli. La direzione distrettuale antimafia della Procura di Genova li accusa di “episodi di corruzione perpetrati in occasione di consultazioni elettorali”, oltre che nell’ambito delle attività portuali. Per il presidente Toti e per Spinelli sono scattati i domiciliari, per Paolo Emilio Signorini la custodia cautelare in carcere.

Per questo nella maxi inchiesta per corruzione che ha visto l’arresto del governatore della Liguria, dell’ex presidente del porto Signorini, di imprenditori come Spinelli e Vianello, o di manager come il consigliere di amministrazione di Esselunga Moncada, sono finiti in mezzo anche Matteo Cozzani, ex sindaco di Portovenere, fedelissimo di Toti e attuale capo di gabinetto della Regione con Venanzio Maurici, sindacalista della Cgil ma considerato dai pm referente genovese del clan dei Cammarata del Mandamento di Riesi.

Indagati anche Maurizio Testa e Arturo Angelo Testa, gemelli, residenti nel bergamasco, anche loro legati alla criminalità organizzata siciliana. Nonché Stefano Anzalone, consigliere regionale eletto nella lista Toti ma oggi nel gruppo Misto, verso il quale nelle elezioni del settembre 2020 vennero convogliati almeno, secondo le accuse, 400 voti.

A Matteo Cozzani, al tempo coordinatore regionale della campagna elettorale per la Lista “Cambiamo con Toti Presidente”, viene contestato (in concorso con il presidente della Regione Liguria, per il quale non è stata chiesta alcuna misura cautelare/interdittiva in relazione a questo delitto) il reato di corruzione elettorale in occasione delle consultazioni elettorali della Regione Liguria del 20 e 21 settembre 2020.

“Costoro – scrivono gli investigatori – sono accusati di aver promesso posti di lavoro ed il cambio di un alloggio di edilizia popolare per convogliare i voti degli elettori appartenenti alla comunità riesina di Genova (almeno 400 preferenze) e comunque siciliani verso la lista “Cambiamo con Toti Presidente”, nonché verso l’indagato Stefano Anzalone ed alcuni altri candidati della predetta lista, questi ultimi sottoposti ad indagini”.

“A Italo Cozzani, Maurizio Testa e Arturo Angelo Testa, e non anche al presidente della Regione, non essendo emersi elementi a suo carico, è contestata l’aggravante di cui all’art. 416-bis.1 c.p., per aver commesso il reato di corruzione elettorale al fine di agevolare l’attività dell’associazione mafiosa Cosa Nostra, segnatamente il clan Cammarata del Mandamento di Riesi con proiezione nella città di Genova”.

“In occasione delle consultazioni elettorali della Regione Liguria del 20 e 21 settembre 2020 – viene spiegato – questi promettevano posti di lavoro a più persone per far convogliare i voti degli elettori appartenenti alla comunità riesina di Genova e comunque siciliani verso la lista “Cambiamo con Toti Presidente” e verso il candidato Anzalone Stefano.

Anzalone, secondo l’accusa, offriva ai fratelli Testa il sostenimento delle spese di vitto e soggiorno in Genova dei predetti fratelli nel periodo compreso tra il 10 ed il 19 settembre 2020. Il reato è aggravato, per quanto concerne i fratelli Testa, non anche per Anzalone, per essere stato commesso al fine di agevolare l’attività dell’associazione mafiosa Cosa Nostra, segnatamente il clan Cammarata del Mandamento di Riesi con proiezione nella città di Genova.

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