Firma dell’Accordo per lo sviluppo e la coesione tra il Governo italiano e la Regione Emilia Romagna, l’intervento del Presidente Meloni

AgenPress. Potrei anche non fare questo intervento Presidente Bonaccini: io e te che facciamo politica da qualche anno sappiamo già quale sarà la cosa della quale si parlerà più in questa mattinata. Lo dico in realtà al di là della battuta per dire che sono d’accordo con le cose che hai detto e sono anche d’accordo sul fatto che per chi spende molto tempo a lavorare su cose che sono serie e faticose, delle volte dispiace che i risultati di quel lavoro non abbiano sempre la visibilità e l’attenzione che meriterebbero. Lo dico per fare un passo indietro rispetto al lavoro che noi abbiamo fatto per arrivare alla giornata di oggi, alla firma di questo Accordo di coesione.

Chiaramente ringrazio per questo il Presidente della Regione, ma devo ringraziare tutti i livelli istituzionali, i Sindaci, i Presidenti di provincia, i componenti del Governo, perché è stato un lavoro, ed è un lavoro di squadra che coinvolge tutti i livelli istituzionali e che porta risultati concreti ai cittadini di tutte le regioni italiane.

La Regione Emilia-Romagna è, se non sbaglio, la settima Regione a firmare con il Governo l’Accordo di coesione, ma noi arriveremo in tutte le Regioni italiane. La Regione Emilia-Romagna è la prima Regione del 2024, ma questo percorso coinvolge tutti i cittadini italiani e arriva al termine di un lavoro complesso e lungo che il Governo ha fatto, del quale io devo ringraziare soprattutto il Ministro Fitto, che riguarda e ha riguardato la riorganizzazione dei Fondi sviluppo e coesione a monte. Nel senso che – il Presidente Bonaccini lo ricordava – il Fondo di sviluppo e coesione è uno degli strumenti previsti dai Trattati europei, lo strumento principe previsto per combattere la disparità tra i territori e sono risorse strutturali europee alle quali si aggiungono cofinanziamenti nazionali che vengono organizzati su base di cicli pluriennali.
Sono uno strumento estremamente importante perché quando si parla di disparità tra i territori non si parla solamente ovviamente del divario nord-sud, si parla anche per esempio del divario che in Italia noi abbiamo tra costa Tirrenica e costa Adriatica e dei divari che si hanno all’interno delle singole Regioni, per esempio tra aree interne e città metropolitane, e quindi serve a mettere insieme tutto questo lavoro.

Il problema qual è stato? Non riguarda la Regione Emilia-Romagna, ma riguarda l’Italia. Il problema è stato che sulla spesa di queste risorse, particolarmente per quella che era la quota nazionale del Fondo, si sono troppo spesso registrati ritardi che in alcuni casi non hanno consentito di spendere quelle risorse.
Perché sì, noi abbiamo un problema, le risorse mancano, però in Italia abbiamo avuto anche un altro problema, che a volte quando le risorse c’erano non si riusciva a spendere lo stesso. E allora abbiamo fatto un lavoro di ricostruzione di quello che era accaduto soprattutto sulla precedente programmazione 2014-2020 e per avviare la nuova programmazione, quindi 2021-2027, lavoro che ha coinvolto tutti i livelli istituzionali, che ci ha consentito di ricostruire da una parte che cosa si potesse fare per ottimizzare le risorse e per sistemare il lavoro che non era stato perfetto nel pregresso e per programmare insieme, lavorare insieme alle Regioni particolarmente, ma coinvolgendo anche gli altri livelli istituzionali su un nuovo ciclo di programmazione.

All’esito di questo lavoro, che è stato un lavoro lungo e complesso, noi abbiamo varato il decreto Sud. Il decreto Sud riorganizza il Fondo di coesione, istituisce questi Accordi di coesione.

Questi Accordi di coesione tra le Regioni ed il Governo nazionale hanno delle novità che dal mio punto di vista sono novità importanti, la prima delle quali è che le risorse vengono distribuite alle Regioni per centrare obiettivi che vengono proposti dalle Regioni ma sono condivisi dal Governo nazionale. Perché? Non perché noi si voglia ovviamente limitare l’autonomia dei territori, ma per fare in modo che il lavoro che una Regione fa sia inserito in una strategia più grande, per fare in modo che noi non si vada in ordine sparso, che non ci si consideri delle Nazioni separate, nelle quali ognuna viaggia secondo le proprie priorità, cercando di fare un lavoro che noi abbiamo fatto complessivamente su tutti i Fondi e particolarmente sui Fondi europei.

Perché qui va fatto un altro passo indietro, che riguarda il tema del PNRR. Quando io ho fatto la scelta di mettere insieme la competenza del PNRR con la competenza del Fondo sviluppo e coesione regalandoli entrambi alla capacità del Ministro Fitto, l’ho fatto per questa ragione, cioè per fare in modo che queste risorse complessivamente avessero un’unica strategia, che con un Fondo si potesse coprire la carenza di un altro, sia sul piano territoriale ma anche sul piano delle priorità, e che tutto alla fine facesse parte dello stesso ragionamento. Ed è un lavoro che sta dando i suoi frutti anche sul PNRR, perché anche questo è importante ricordarlo.

Io ricordo tutti i warning sull’utilizzo del PNRR, sui ritardi, delle volte anche volutamente polemici – sta nelle cose, – la realtà racconta qualcosa di molto diverso. Racconta che nonostante il tentativo di dire che l’Italia, il Governo italiano avrebbe avuto enormi problemi sul PNRR, nel 2023 noi abbiamo ottenuto il pagamento della terza rata risolvendo i problemi che c’erano, ottenuto il pagamento della quarta rata, prima Nazione in Europa, consegnato già gli obiettivi della quinta rata e chiesto il pagamento della quinta rata, prima Nazione in Europa; e mentre facevamo questo rinegoziavamo il PNRR, altra cosa che si diceva fosse impossibile portare a casa perché chiaramente il Piano era stato disegnato prima della realtà con la quale ci confrontiamo oggi e quindi aveva bisogno di un aggiornamento. Quel lavoro di revisione con l’inserimento del capitolo del RePowerEu ci ha consentito da una parte risolvere problemi che altrimenti avremmo incontrato con alcune misure che erano contenute nel Piano precedente, ma dall’altra di liberare risorse molto importanti.

Presidente Bonaccini parlavi della competitività, degli investimenti sulla crescita, è così: noi facendo questo lavoro siamo riusciti ad esempio a liberare dei 21 miliardi di euro complessivi che abbiamo riprogrammato, oltre 12 miliardi di euro che vanno interamente al nostro tessuto produttivo. So che qui si è molto sensibili a questa materia.

Ci sono oltre 6 miliardi di euro su transizione 6.0, ci sono le risorse per l’efficientamento energetico delle piccole e medie imprese, ci sono le risorse per le filiere dell’agroalimentare, per l’agrivoltaico, ci sono risorse aggiuntive per la sanità, allargandoci c’è un ulteriore miliardo e 200 milioni di euro da destinare alla ricostruzione dell’Emilia Romagna, dei territori alluvionati, si aggiungono al lavoro che il Governo già sta facendo, ci torneremo sopra nell’arco della giornata. Ci torno anche adesso sopra sul Fondo di coesione, per dire che è stato fatto un lavoro silenzioso, difficile da raccontare che non trova tanto spazio poi nel racconto quotidiano, ma del quale io vado particolarmente fiera, per superare alcuni limiti che l’Italia ha avuto fino a oggi.

Il mio obiettivo, il nostro obiettivo è trasformare l’Italia da Nazione che spesso è stata considerata fanalino di coda nell’utilizzo, particolarmente dei Fondi europei, a una Nazione che possa diventare modello nell’utilizzo dei Fondi europei. E questo lo possiamo fare solo se ci lavoriamo insieme.
Fondo sviluppo e coesione. Altre due novità importanti con gli Accordi di coesione che, come premessa alla presentazione di questo accordo ero contenta di raccontare, sono la possibilità di definanziare quando le risorse non vengono messe a terra, perché non è tollerabile che noi disperdiamo delle risorse. Quindi se un obiettivo non si riesce a centrare, quell’obiettivo può essere rifinanziato, le risorse possono essere messe su un altro obiettivo e c’è l’utilizzo dei poteri sostitutivi nei casi nei quali ci dovessero essere delle lungaggini. Difficilmente è un problema che si incontrerà qui ma è un problema che si è incontrato e quindi abbiamo voluto affrontarlo a 360 gradi.

Si arriva così alla firma dell’Accordo di coesione di oggi con l’Emilia Romagna. Il Presidente ha già detto moltissimo. Mettiamo a disposizione 588 milioni di euro, dei quali erano già stati assegnati nel 2021 come anticipo 121 se non vado errata, a queste risorse se noi aggiungiamo le quote di cofinanziamento arriviamo a una somma complessiva di 687 milioni di euro che viene mobilitata oggi con questa firma.
Ci concentriamo su complessivamente 92 progetti, poche grandi priorità.

Il Presidente Bonaccini lo spiegava bene: non risorse che vengono spese in centinaia di microprogetti con piccoli investimenti, ma scegliere sulle priorità che rappresentano un volano, quelle che danno il moltiplicatore maggiore nella capacità di creare crescita e nella capacità di dare a una Regione, che ha storicamente una capacità straordinaria di saper correre, strumenti che consentano di correre ancora più velocemente.

Non avremmo ovviamente potuto non occuparci dell’alluvione che ha colpito questo territorio, tema del quale parleremo oggi anche più tardi a Forlì dove torna la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen che con me e Stefano Bonaccini era stata su questi territori pochi giorni dopo l’alluvione, si era presa delle responsabilità e degli impegni anche dal punto di vista europeo: dare delle risposte.

Quelle risposte sono arrivate, sono arrivate appunto con questa revisione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che ci consente, come dicevo, di investire un miliardo e duecento milioni, particolarmente sulla difesa idraulica, sul ripristino della viabilità e delle infrastrutture stradali, il ripristino del patrimonio edilizio residenziale pubblico, il ripristino delle strutture sanitarie e sociosanitarie pubbliche, ripristino delle scuole e infrastrutture sportive.

Tornando al tema dell’Accordo di coesione, la Regione ha proposto e il Governo ha condiviso di destinare una delle somme più sostanziose chiaramente di questo Accordo, che sono circa 137 milioni di euro, agli interventi di messa in sicurezza delle infrastrutture stradali. Il nostro obiettivo è quello di lavorare soprattutto in prevenzione e manutenzione e gli interventi che verranno effettuati si baseranno su una rilevazione annuale dei fabbisogni delle province, così che noi si possa lavorare sempre partendo dalla priorità, cioè dalla situazione che è più urgente. Sono risorse che si aggiungono a quelle che la Regione aveva già destinato a viabilità e trasporti nell’ambito dell’anticipo del quale vi parlavo del 2021.

Sempre in questo ambito ci sono 27 milioni di euro che vengono destinati a 21 interventi di manutenzione straordinaria di opere idrauliche che insistono sui bacini idrografici della Regione, ma chiaramente c’è, come diceva il Presidente Bonaccini, anche parecchio altro.

Ci sono 95 milioni di euro destinati alla riqualificazione urbana, con particolare attenzione alle aree interne e alle aree montane, proprio perché, come dicevamo, i fondi di coesione sono fondi che si concentrano sulla necessità di combattere le disparità e i divari tra i territori.

Ci sono 47 milioni dei quali 20 sulla nuova programmazione per l’ampiamento e il potenziamento dell’interporto di Bologna, infrastruttura intermodale fondamentale per questo territorio, per un territorio nel quale non mancano le imprese, non mancano i prodotti, non manca la capacità di produrre cose straordinarie e delle volte noi dobbiamo dare una mano a poter correre più velocemente, a poter competere ad armi pari, anche con sistemi che fuori soprattutto dai nostri confini nazionali hanno il sostegno degli Stati nazionali e riescono ad avere risposte che non sempre da noi arrivano.

C’è questo lavoro importante che facciamo sul diritto allo studio, sulla formazione e sulla valorizzazione del Made in Italy. In alcuni di questi progetti le cose vanno insieme.

Ci sono 14 milioni di euro sull’edilizia universitaria, ma anche io voglio ricordare i 35 milioni di euro per realizzare a Maranello il Motor Valley College, vicino alle officine Ferrari, cioè uno strumento che consenta di sviluppare percorsi formativi nell’ambito dell’automotive, collaborando anche con la Scuola dei Mestieri e delle Professioni Ferrari. Anche qui si tratta di mettere insieme tradizione, made in Italy, eccellenza, formazione, modernità. E si può fare con questo progetto che considero molto interessante e molto importante.

Ci sono 20 milioni di euro di nuovi spazi dedicati all’attività di ricerca nel Campus di San Lazzaro a Reggio Emilia, quindi Università di Modena e Reggio Emilia, e meritano in ultimo una citazione i 18 milioni dedicati alla riqualificazione degli impianti sportivi della Regione – anche qui mi unisco ai complimenti e all’incitamento per tutti i nostri atleti.

Come dicevo, risorse importanti che vengono concentrate su pochi obiettivi strategici che sono sviluppo, crescita, infrastrutture, futuro e quindi io sono molto fiera di questo lavoro come sono molto fiera del lavoro che presenteremo più tardi e che riguarda più specificamente il PNRR. E devo ringraziare ovviamente tutto il Governo, ma devo ringraziare anche il Presidente della Regione, la Regione, gli Assessori competenti, i Sindaci, i Presidenti di provincia, tutti gli uffici che hanno lavorato, perché so che è un lavoro molto faticoso, so che è un lavoro complesso, ma so anche che insieme abbiamo fatto un ottimo lavoro e che vale per questo Accordo di coesione e vale e può valere per tutte le altre grandi sfide che avremo di fronte, perché – come diceva il Presidente Bonaccini e sono assolutamente d’accordo – alla fine mi pare siamo tutti consapevoli del fatto che ognuno ha i propri punti di vista, ognuno ha le proprie specificità, ma se c’è una cosa che, in teoria, deve metterci tutti insieme è che noi non lavoriamo per noi stessi ma per i cittadini che rappresentiamo.

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