Corriere del Sud. Artigli del Dragone. Italia svenduta alla Cina, e lo squalo della Via della Seta

AgenPress – Gli artigli del Dragone sono affondati nelle istituzioni indebolendo le istituzioni globali e nazionali compresa l’Italia che, nonostante gli avvertimenti ricevuti dal Copasir negli ultimi dieci anni, ha invece messo le sue reti in mano all’azienda cinese, che offriva prodotti a costi estremamente bassi.

“Nel 2009 le agenzie di cybersicurezza mondiali avevano bandito Huawei dagli appalti per le infrastrutture critiche, mentre in Italia stava stringendo accordi con Telecom per sostituire Cisco. Mentre il prodotto di Cisco si sapeva com’era fatto,con la quantità di produzione messa in piedi da Hauwei nessuno ha mai potuto controllare l’effettiva sicurezza”.

Persino la Panic Room di Palazzo Chigi, la stanza di massima sicurezza della presidenza del Consiglio, «passa attraverso due grandi nodi: il primo con i router di Tim, e quindi è fatto da Huawei», afferma Giuseppe Esposito, ex vicepresidente del Comitato parlamentare per la sicurezza della repubblica. Se ci fosse un microchip, loro potrebbero ascoltare o addirittura vedere in video il presidente del Consiglio: è possibile, ma non è mai stato provato. L’Italia è stata svenduta alla Cina. Ecco alcuni esempi che indicano quanto sia radicato questo paese non democratico nel nostro Paese: il palazzo della ex Zecca di Stato a Roma , Il palazzo di Raul Gardini a Ravenna, il palazzo del Ballo del Doge a Venezia, l’azienda dei trattori Goldoni di Carpi, la storica azienda dei marmi Quarella di Verona, il legno Masterwood di Rimini, la metalmeccanica Motovario di Formigine e la catena di cinema Odeon & Uci , Ferretti yachts, tutto in mano cinese. A fine 2017 battevano bandiera cinese 641 imprese italiane, con oltre 32 mila dipendenti e un fatturato di circa 18 miliardi l’anno. E la conquista non si ferma: la Emarc, società torinese che produce componenti per le più importanti case automobilistiche è passata ai cinesi.

La Esaote, leader nel settore delle apparecchiature biomedicali? È passata ai cinesi. Moto Morini di Pavia? Idem. E così Newchem e Effechem, milanesi specializzate in farmaceutica, o Cmd, che produce motori marini turbodiesel, in tre stabilimenti in Campania. Senza contare, naturalmente, le pesanti partecipazioni cinesi in Snam, Terna, Ansaldo Energia e le quote delle banche, Eni ed Enel… E anche l’agricoltura italiana non è esente dalla presenza cinese. Nel maggio 2021 la Coldiretti denuncia “mani cinesi sui semi italiani”. Su ortaggi ed erbe aromatiche si rischia il monopolio mondiale.

Ancora più recentemente è in corso indagine delle Fiamme Gialle su un’impresa pordenonese che opera nel settore dei materiali di armamento, rilevata da una società con sede a Hong Kong riconducibile a due importanti società di proprietà governativa della Repubblica Popolare Cinese. Secondo Agrusti (Confindustria Alto Adriatico) «Inquietudine e preoccupazione per il passaggio in mani cinesi di strumenti di forte significato militare e strategico”…….”e non ho citato lo squalo della Via della Seta,  il predatore cinese del mondo che mostra l’entità del potere nascosto della Cina come creditore del mondo in via di sviluppo…….E’ illogico sostenere la creazione di un progetto come la Nuova via della Seta, se le merci prodotte in Europa vengono sottoposte a controlli piú severi e restrittivi rispetto a quelle prodotte in Cina. E’ indispensabile prima riscrivere le regole ed eliminare tutti gli elementi di distorsione del mercato, perché la strada che sta preparando la Cina è a senso unico e non a doppio senso.

Fonte, Andrea Bartelloni

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