Agenpress – “Quegli occhi verdi nascondevano il balsamo per eludere i sogni”Ā “Diario di un killer sentimentale” di Luis SepĆŗlveda.
Un grande del linguaggio nella vita della scrittura. Come coĀmunita umana e come comunitĆ di scrittori siamo vicini alla sua sofferenza, alle sue difficoltĆ , in questo particolare momento che coinvolge tutti. Mi riferisco a Luis Sepulveda. Di lui voglio parlare per un augurio di immediata guarigione. Conosciuto molti anni fa. Insieme per una letteratura della vita della speranza della favola.
La visione della lentezza. Non solo la gabbianella, il cane e la lentezza Sepulveda ci porta anĀche oltre e altrove. āIl gridoā di Munch ĆØ un ābrivido dāemozioĀneā. Un urlo di sensazioni che ĆØ un travaglio dāanima. Ma chi ĆØ che parla di questo brivido dāeĀmozioni? Eā Luis Sepulveda in āLe rose di Atacamaā (Tea). OlĀtre lāideologia la letteratura. Nella letteratura la poesia ĆØ anima.
Oltre ogni schema. La letteratura ĆØ fondamentale. Non ĆØ di parte. Lāideologia ĆØ di parte. Qui, comunque, parliamo di poesia. Senza altri ancoraggi. Un viaggio alla ricerca dei ricordi. Ricordi che creano immagini e smuovono sentimenti.
Luis Sepulveda racconta non solo attraverso le parole e le piccole cronache. Racconta giocando letterariamente con le metafore. Ma le metafore nascondono segreti. I segreti custodiscono āla polvereā delle parole. Sono racconti che non definiscono ma sono evocaĀzioni.
La memoria anche in Sepulveda ĆØ una lunga attesa che gioca con le emozioni e i silenzi.
Si ascolta in āSulle orme di Fitzcarraldoā: āLa notte della selva avvolge tutto il suo particoĀlare silenzio fatto di migliaia di rumori. Eā il prodigioso meccaniĀsmo della vita che tende i muscoli per facilitare il parto della āVeneĀre notturnaā, unāorchidea di un inĀtenso colore viola, piccola come un bottone di camicia, che apre i petali alle prime luci dellāalba e muore dopo pochi minuti perchĆ© la minuscola eternitĆ della sua bellezza non resiste alla luce di ManĆ¹, che muta incessante seĀcondo gli umori del cielo, dellāacĀqua e del ventoā.
Luis Sepulveda ĆØ uno scrittore anche del sogno e sa cantare il sogno pur non nascondendo alĀtre passioni.
Nello scrittore cāĆØ il poeta. Non ĆØ soltanto il SepulveĀda della āgabbianellaā o di quel āvecchio che leggeva romanzi dāamoreā che canta nenie e maĀlinconie. Il Sepulveda āpoliticoā non esiste sul piano letterario e tanto meno puĆ² esistere in termiĀni narrativi o poetici. Eā unāaltra categoria. Eā il poeta che raccorĀda malinconia e futuro. Eā questo poeta che ci parla.
I racconti de Le rose di AtacaĀma sono una scheggia di poesia perchĆ© in molte pagine ciĆ² che si evidenzia ĆØ la sublime evocaĀzione. Oltre i fatti e i personaggi ci sono le atmosfere. Ci sono le emozioni che campeggiano su tutto. CāĆØ, appunto, quel āgridoā che ĆØ disperazione ma anche riĀcerca di riposo, di consapevolezĀza. Di emozioni.
Cosa sarebbe la vita senza emoĀzioni? E la letteratura se non avesse gli squarci dāemozione sarebbe un rastrellare segmenti di ragione? Non avrebbe senso la parola stessa. Sepulveda lo sa bene. PerchĆ© riesce a raschiare dalla parola la polvere. Quella polvere che raccoglie i granelli di tempo.
Molto singolare e significativo il racconto intitolato āBalene del Mediterraneoā.
Un sapore quasi esotico, arcaico, misterico. OnĀdulato di poesia. āRicordo una sera sul mare, nel nord della SarĀdegna. Assieme a un gruppo di amici contemplavo il tramonto, il sole che ci lasciava per illuĀminare altre terre piĆ¹ ad ovest, quando allāimprovviso dal largo ci giunse inconfondibile il canto delle balene, quel suono acuto che sembra una musica del fuĀturo e turba chiunque lo sentaā. Uno spaccato lirico incasellato in una meditazione evocativa.
Sepulveda rapisce i sentieri della nostra anima in una semplicitĆ quasi ingenua. Ma ĆØ qui la poeĀsia.
La grande forza poetica ĆØ nella visione del magico. La āgabbiaĀnellaā e il āgattoā offrono imĀmagini magiche ma di una semĀplicitĆ rischiosa. Anche in altre pagine si riscontra ciĆ². In fonĀdo ĆØ lo stile di questo scrittore. Uno stile che ci introduce in un linguaggio (pur ancora nella riĀschiositĆ delle traduzioni) in cui affiorano barlumi di elegia.
Non mancano, comunque, i tocĀchi crudi della realtĆ : āIn tutta la storia dellāumanitĆ , nessun mare ĆØ stato mai maltrattato quanto il Mediterraneo. (ā¦) Siamo ancora in tempo a salvare le balene e i delfini del Mediterraneo. Siamo ancora in tempo a restituire al mare delle culture almeno un poā di quanto gli abbiamo strappatoā, sempre in āBalene del MediterraĀneoā.
SƬ, perchĆ© Sepulveda cerca la bellezza nelle cose. Ancora quelĀla āgabbianellaā ĆØ un estremo richiamo alla dolcezza e quindi, inevitabilmente, ĆØ un richiamo alla bellezza.
Scrivendo su MoĀsca ha sottolineato: āNon ho mai saputo se Mosca ĆØ una bella cittĆ , perchĆ© la bellezza delle cittĆ esiĀste solo riflessa negli occhi degli abitanti e i moscovoti guardano con insistenza in basso, come se cercassero unāinutile terra perduĀra sotto i loro piediā (da āLe Rose Bianche di Stalingradoā).
Frammenti e incisioni. Recitano con le parole che, a volte, divenĀtano anche preghiera. Un pregare nel vento dei giorni raccogliendo i silenzi delle storie. Siamo inĀfarciti di storie. Noi non siamo soltanto la nostra storia. Siamo le tante storie che invadono la noĀstra coscienza.
Alla fine si corre un ulteriore riĀschio che ĆØ quello di non saper distinguere la nostra vera storia con quella delle altre storie. E conviviamo dentro questo intrecĀcio. Non conoscendoci fino in fondo e forse illudendoci di coĀnoscerci abbastanza. Ma scopriaĀmo dāun tratto che cosƬ non ĆØ. Le sorprese sono tante e si scoprono una volta che tutto ĆØ trascorso. E solo allora la letteratura si intrecĀcia definitivamente con la vita in un richiamo quasi ancestrale.
In āIl paese delle renneā SepulĀveda cita dei versi di Paulus Utsis che sono una proiezione poetica e umana nel nostro tempo di viĀvere. āSoffia sul fuoco perchĆ© non si spenga,/attizzalo perchĆ© brillino le braci/e poi alimentalo con legna secca/perchĆ© i tizzoni e il calore della nostra cultura/reĀstino viviā. Ancora un richiamo. Ma un richiamo alle radici. Il non perdersi. Il non smarrirsi. Il non sradicarsi. Ritrovarsi dopo aver graffiato il senso delle parole. Eā questo un monito che quasi peĀnetra dentro i nostri silenzi e ne esce fuori con segni che hanno sempre qualcosa di profetico. Ma sƬ, la letteratura ĆØ anche profezia.
Un viaggiare, dunque, nella coĀscienza per conoscere di piĆ¹ e per tentare di penetrare i segreti. Quei segreti che sono scritti non solo sulla polvere delle parole ma anche nelle parole depositate sulle pietre.
“La stanchezza nelle gambe mi fece capire che camminavo da varie ore in una qualche direzione, ma senza un itinerario ben definito, o forse sƬ, ne avevo uno, casuale, che sebbene non mi portasse da nessuna parte mi allontanava sempre di piĆ¹ dai miei pensieri” (“Diario di un killer sentimentale” diĀ Luis SepĆŗlveda).
Lo scrittore chiaraĀmente ha il compito di raccontaĀre. Dice Sepulveda. E racconta frammenti di anima. Racconta sogni attraversati dalla realtĆ ma racconta soprattutto ādesideriā. In fondo la letteratura ĆØ fatta di pietruzze e di sabbia che si ascolĀtano nellāonda della conchiglia. Tutto diventa eco. Questo imĀmenso patrimonio di parole e di sentimenti fattosi eco.
āE se ĆØ tutto un sogno, che importa. Mi piace e voglio continuare a sognareā.
La letteratura come desiderio ma anche come alchimia. Eā qui il viaggio tempestoso e disarmoniĀco di Sepulveda. Ma ĆØ tale il suo viaggio perchĆ© ha il desiderio di quietare le tempeste e di offrire armonie. Un viaggio tra sentiĀmenti. E i personaggi non sono unāavventura soltanto ma sono lāespressione di una emozione che cattura. Se la letteratura non lancia emozioni ĆØ meglio chiudeĀre il libro. Soprattutto in un tale contesto.
Cosa dire ancora?
“Ora volerai, Fortunata. Respira. Senti la pioggia. Ć acqua. Nella tua vita avrai molti motivi per essere felice, uno di questi si chiama acqua, un altro si chiama vento, un altro ancora si chiama sole ed arriva sempre come ricompensa dopo la pioggia. Apri le ali…
… Ora volerai. Il cielo sarĆ tutto tuo” (“Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnĆ² a volare” diĀ Luis SepĆŗlveda). Era nato nel 1949. Il coronavirus lo ha ucciso.
Pierfranco Bruni