Rai Radio2​. “I Lunatici”, intervista a Mogol

Agenpress . Mogol​ è intervenuto ai microfoni di​ Rai Radio2​ nel corso del format “I Lunatici”, condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, in diretta dal lunedì al venerdì dalla mezzanotte e trenta alle sei del mattino.

Mogol ha raccontato: “La musica italiana? La produzione dei giovani è fatta da canzoni scritte da giovani e indirizzate ai giovani. Una volta le canzoni erano di tutti, ora invece sono indirizzate solo ai ragazzi. Sono più di nicchia. Per il momento non ci sono altri settori. O ci sono delle persone anziane che continuano a cantare le canzoni di una volta. Il festival di Sanremo? In questo momento non ho rapporti, non ho mandato canzoni. Non ho un rapporto diretto. Delle canzoni parlerò quando le avrò ascoltate. Di Sanremo ne ho vinti quattro. E poi feci anche ‘La lacrima sul viso’, che non vinse ma ebbe un successo straordinario. Ho partecipato spesso a Sanremo, ora è un po’ che non partecipo più”.

Sulla sua abilità di compositore:​ “Va coltivata, come ogni cosa. Nella vita tutto va coltivato. Si arriva solo attraverso lo studio, la preparazione. Noi abbiamo un talento latente che va comunque coltivato. Non a caso ho creato una scuola internazionale. E vi garantisco che gli studenti che più studiano sono i più bravi”.

Sugli esordi:​ “Ho cominciato a scrivere tanti anni fa, più di cinquant’anni fa. Erano gli anni sessanta. Sono sempre riuscito a scrivere quello che la musica già diceva. Bisogna identificarsi nelle note, esprimere quello che noi crediamo stia dicendo la musica. Non arrivo mai con testi già preparati, ascolto la musica e metto in parole quello che la musica sta già dicendo. Io non cerco di dire nulla. Cerco di tradurre ciò che la musica sta già raccontando. E provo ad essere il più sincero possibile”.

Battisti e Mogol di recente hanno raggiunto il primo posto anche nell’ascolto digitale: “Sono rimasto piacevolmente sorpreso da questa cosa, che mi conferma che i giovani di oggi non sono meno dei giovani di ieri. Sono intelligenti e conoscono il valore delle cose”.

Sulla storia del suo nome d’arte:” Avevo presentato una rosa di centoventi nomi d’arte. Alla Siae non andava bene nessuno. Hanno scelto loro Mogol, che era tra le proposte. Mi pare lo avessi letto dalle Giovani Marmotte. Quando ho ricevuto lo pseudonimo non ero contento. Ora invece sono grato alla Siae per aver scelto questo nome che mi ha portato fortuna”.

Di nuovo sui giovani cantautori italiani:​ “Ultimo? Non lo conosco. Non seguo molto la musica di oggi. Non posso esprimere un parare se non l’ho sentito”.

Sull’amore: “L’amore è un soccorso reciproco. Quando due persone si vogliono bene e si aiutano vicendevolmente, questo è l’amore. Un aiuto nella vita, una consolazione per sconfiggere la solitudine”.​

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