AgenPress – Due studenti di religione musulmana di una scuola media di Treviso sono stati esentati dal seguire le lezioni sulla “Divina Commedia” di Dante Alighieri, definita “un’opera a sfondo religioso” in contrasto con la fede dei due ragazzi.
L’iniziativa è nata dallo scrupolo di un professore che, nell’affrontare lo studio del capolavoro della letteratura italiana, ha scritto alle famiglie i cui figli sono già esentati dall’ora di religione per chiedere il consenso a trattare l’opera dantesca. Di risposta, i genitori degli studenti musulmani hanno chiesto che i figli fossero esonerati da studio, compiti in classe e interrogazioni su Dante. Perché l’opera, a loro dire, “offende l’Islam”. Il ministero ha disposto un’ispezione.
Per i due alunni l’insegnante ha organizzato un programma parallelo alternativo, dedicato a Boccaccio. Non è il primo caso in cui, anche a scuola, Dante entra in collisione con l’Islam. I versi dedicati dal poeta medievale a Maometto, citato nel 28esimo Canto e collocato nella Nona Bolgia dell’Ottavo Cerchio dell’Inferno, erano costati alla “Commedia” la censura in alcuni Paesi islamici.
Nell’opera di Dante, il profeta e fondatore dell’Islam si trova tra i seminatori di discordie della IX Bolgia dell’VIII Cerchio dell’Inferno. Maometto, nella rappresentazione di Giovanni da Modena, è sdraiato su una roccia, nudo, con la pancia gonfia, le mani legate dietro la schiena. Ha un’espressione sofferente e viene tirato per il collo da un diavolo. Il profeta, per non lasciare spazio all’immaginazione, è indicato a chiare lettere con la scritta «Machomet». Nell’opera dantesca la scena è più truculenta: Maometto, condannato in quanto esponente scismatico della discordia con la Chiesa romana, viene mutilato da un diavolo armato di spada e si presenta tagliato dal mento all’ano, con gli organi interni che gli pendono tra le gambe.
La raffigurazione si trova all’interno della Basilica di San Petronio, in piazza Maggiore.