L’opinione di Roberto Napoletano. Spesa pubblica sottratta al Sud: silenzio, suona un’altra musica

Agenpress. C’è qualcosa di terribile che accompagna l’appuntamento elettorale di oggi. Visto almeno con gli occhi di chi si propone di raccontare i fatti italiani e del mondo guardando dal Sud verso il Nord. Siamo costretti a constatare che il sentimento unitario del Paese è ridotto se tutto va bene a un guscio vuoto, parole di circostanza. Molto più spesso prevale la brutalità della sostanza che non è comprimibile in un guscio, l’interesse è così forte da rimuovere ingombri formali.

Non è più un problema di cattiva educazione, cosa mai piacevole, ma di mercimonio strutturale tanto greve quanto miope. L’unico tema nazionale che ha occupato giorno e notte di questa ennesima, brutta campagna elettorale regionale in Calabria e in Emilia-Romagna, ha riguardato la continuità o meno del dominio della sinistra nella regione “rossa” per eccellenza, rimasta tale per 70 anni.

Vivere la Calabria come simbolo dell’isolamento geografico imposto da scelte poco lungimiranti nella allocazione della spesa pubblica per infrastrutture di sviluppo, che è stata brutalmente azzerata nel Mezzogiorno, è vietato dalle “tavole della legge” del blocco nordista dominante. Pensare, allo stesso tempo, alla Calabria come l’unica speranza possibile di restituire all’Italia intera una prospettiva duratura di crescita (reale) per la sua collocazione strategica nel Mediterraneo e un asset invidiato nel mondo per posizionamento, livello di infrastrutture e traffici qual è il porto di Gioia Tauro, non è un argomento all’ordine del giorno.

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