Gimbe: report sulla migrazione sanitaria

La mobilità sanitaria interregionale ha raggiunto un valore di 3,3 miliardi e vede la richiesta di servizi sanitari passare dal Sud al Nord.

Tre regioni accolgono la metà della mobilità attiva: Lombardia (20%), Emilia-Romagna (16,5%) e Veneto (13%). Un ulteriore 21% viene attratto da  Lazio (8%), Piemonte (7%) e Toscana (5%).


AgenPress. Secondo un nuovo report la fondazione Gimbe, relativo al 2022, la pandemia ha limitato gli spostamenti interregionali per le cure sanitarie. Inoltre sottolinea sempre il report di Gimbe le Regioni con maggiore capacità attrattiva si trovano anche ai primi posti neella graduatoria dei Livelli essenziali di assistenza (Lea).
La mobilità sanitaria interregionale ha raggiunto un valore di 3,3 miliardi e vede la richiesta di servizi sanitari passare dal Sud al Nord.
Tre regioni accolgono la metà della mobilità attiva: Lombardia (20%), Emilia-Romagna (16,5%) e Veneto (13%). Un ulteriore 21% viene attratto da  Lazio (8%), Piemonte (7%) e Toscana (5%).
Quanto alla mobilità passiva, 3 Regioni con maggiore indice di fuga generano debiti per oltre 300 milioni di euro: in testa Lazio (14%), Lombardia (11%) e Campania (10%), mentre mancano i dati sulla Calabria. Complessivamente, l’85,8% degli spostamenti per cure riguardano ricoveri ordinari e in day hospital (69%), seguiti dalle prestazioni di specialistica ambulatoriale (16%). In particolare, più della metà del valore della mobilità sanitaria è erogata da strutture private, per un valore di 1.422 milioni (53%), rispetto ai 1.279 milioni (47%) delle strutture pubbliche.
Le regioni con saldo positivo superiore a 100 milioni sono tutte del Nord – prosegue il rapporto Gimbe – mentre quelle con saldo negativo maggiore di 100 milioni tutte del Centro-Sud. In particolare, vengono classificate con saldo positivo rilevante Emilia-Romagna (300,1 milioni), Lombardia (250,9 milioni) e Veneto (165,9 milioni); con saldo positivo moderato il Molise (34,3 milioni); con saldo positivo minimo Toscana (8,8 milioni) e Friuli Venezia Giulia (1,6 milioni); con saldo negativo minimo provincia autonoma di Bolzano (-2 milioni), Piemonte (-2,3 milioni), pa di Trento (-3,8 milioni), Valle d’Aosta (-10,7 milioni) e Umbria (-20,1 milioni); con saldo negativo moderato Marche (-25,4 milioni), Liguria (-51,5 milioni), Sardegna (-57,6 milioni), Basilicata (-62,5 milioni) e Abruzzo (-84,7 milioni); con saldo negativo rilevante Puglia (-124,9 milioni), Sicilia (-173,3 milioni), Lazio (-202,2 milioni) e Campania (-222,9 milioni).
L’85,8% del valore della mobilità sanitaria riguarda i ricoveri ordinari e in Day hospital (69,6%) e le prestazioni di specialistica ambulatoriale (16,2%), calcola il Gimbe. Il 9,3% è relativo alla somministrazione diretta di farmaci e il rimanente 4,9% alle altre prestazioni.
E’ la sanità privata ad attrarre maggiormente i pazienti italiani in cerca di cure in regioni diverse da quella di residenza. Da un report della Fondazione Gimbe sulla migrazione sanitaria nel 2020, emerge che “più della metà del valore della mobilità sanitaria per ricoveri e prestazioni specialistiche è erogata da strutture private, per un valore di 1.422,2 milioni di euro (52,6%), rispetto ai 1.278,9 milioni (47,4%) delle strutture pubbliche. In particolare, per i ricoveri ordinari e in Day hospital le strutture private hanno incassato 1.173,1 milioni, mentre quelle pubbliche 1.019,8 milioni. Per quanto riguarda le prestazioni di specialistica ambulatoriale in mobilità, il valore erogato dal privato è di 249,1 milioni, mentre quello pubblico è di 259,1 milioni”.

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