G7. Il Papa scrive una lettera al vescovo di Hiroshima. “Costruire un mondo giusto e pacifico”

AgenPress. Ai leader delle sette più grandi economie mondiali seduti al tavolo nel pieno di una guerra in Europa, che non smette di agitare periodicamente lo spettro del conflitto atomico, arriva chiaro, e ribadito, il messaggio del Papa:

L’uso dell’energia atomica per fini di guerra è, oggi più che mai, un crimine, non solo contro l’uomo e la sua dignità, ma contro ogni possibilità di futuro nella nostra casa comune”.

Papa Francesco indirizza queste considerazioni a monsignor Alexis-Mitsuru Shirahama, vescovo di Hiroshima, la città che dal 19 al 21 maggio ospita l’appuntamento del G7.

Nella lettera al presule il Papa ricorda “la profonda impressione” lasciatagli dalla visita al Memoriale della Pace, nei luoghi del bombardamento atomico del 6 agosto del ’45, durante la tappa del viaggio apostolico in Giappone nel 2019. Dopo la pandemia e adesso con la guerra, scrive, è chiaro “che solo insieme, in fratellanza e solidarietà, la nostra famiglia umana può cercare di curare le ferite e costruire un mondo giusto e pacifico”.

Parole che richiamano il concetto di “ecologia integrale” della Laudato si’ – per cui la terra si salva se si salva l’uomo – applicato qui all’agire internazionale. “Basta considerare – scrive ancora il Papa – l’impatto umanitario e ambientale catastrofico che risulterebbe dall’uso di armi nucleari, come anche lo spreco a la cattiva destinazione di risorse umane ed economiche che la loro produzione comporta”. Né vanno sottovalutati “gli effetti del persistente clima di paura e sospetto generato dal mero possesso delle stesse, che compromette la crescita di un clima di fiducia reciproca e di dialogo”.

Dunque, conclude, “le armi nucleari e le altre armi di distruzione di massa rappresentano un moltiplicatore di rischio che dà solo un’illusione di pace“.

 

LA LETTERA INTEGRALE

A Sua Eccellenza Reverendissima
Alexis Mitsuru Shirahama
Vescovo di Hiroshima

Mentre il vertice del G7 si riunisce a Hiroshima per discutere questioni urgenti dinanzi alle quali si trova attualmente la comunità mondiale, desidero assicurarla della mia vicinanza spirituale e delle mie preghiere affinché il summit produca frutti. La scelta di Hiroshima come luogo di questo incontro è particolarmente significativa alla luce della continua minaccia del ricorso ad armi nucleari. Ricordo la profonda impressione che mi ha lasciato la commovente visita al Memoriale della Pace durante il mio viaggio in Giappone nel 2019. Lì in piedi, in silenziosa preghiera e pensando alle vittime innocenti dell’attacco nucleare avvenuto decenni prima, ho voluto ribadire la ferma convinzione della Santa Sede che «l’uso dell’energia atomica per fini di guerra è, oggi più che mai, un crimine, non solo contro l’uomo e la sua dignità, ma contro ogni possibilità di futuro nella nostra casa comune» (Discorso al Memoriale della Pace, 24 novembre 2019).

È a quel futuro che uomini e donne responsabili guardano ora con preoccupazione, specialmente sulla scia della nostra esperienza di una pandemia globale e del persistere di conflitti armati in diverse regioni, tra cui la devastante guerra che si sta combattendo su suolo ucraino. Gli eventi degli ultimi anni hanno reso evidente che solo insieme, in fratellanza e solidarietà, la nostra famiglia umana può cercare di curare le ferite e costruire un mondo giusto e pacifico.

Di fatto, è diventato sempre più evidente che nel mondo multipolare del ventunesimo secolo la ricerca della pace è strettamente collegata al bisogno di sicurezza e alla riflessione sui mezzi più efficaci per garantirla. Tale riflessione deve necessariamente tenere in considerazione il fatto che la sicurezza globale deve essere integrale, capace di abbracciare questioni come l’accesso a cibo e acqua, il rispetto dell’ambiente, l’assistenza sanitaria, le fonti energetiche e la equa distribuzione dei beni del mondo. Un concetto integrale di sicurezza può servire ad ancorare il multilateralismo e la cooperazione internazionale tra attori governativi e non governativi, sulla base della profonda interconnessione tra tali questioni, che rende necessario adottare, insieme, un approccio di cooperazione multilaterale responsabile.

Hiroshima, come “simbolo di memoria”, proclama con forza l’inadeguatezza delle armi nucleari per rispondere in modo efficace alle grandi minacce odierne alla pace e per garantire la sicurezza nazionale e internazionale. Basta considerare l’impatto umanitario e ambientale catastrofico che risulterà dall’uso di armi nucleari, come anche lo spreco e la cattiva destinazione di risorse umane ed economiche che la loro produzione comporta. Né dobbiamo sottovalutare gli effetti del persistente clima di paura e sospetto generato dal mero possesso delle stesse, che compromette la crescita di un clima di fiducia reciproca e di dialogo. In tale contesto, le armi nucleari e le altre armi di distruzione di massa rappresentano un moltiplicatore di rischio che offre solo un’illusione di pace.

Assicurandola delle mie preghiere per lei e per quanti sono affidati alla sua cura pastorale, mi unisco a lei nel pregare perché il vertice del g7 a Hiroshima dia prova di una visione lungimirante nel gettare le fondamenta per una pace duratura e per una sicurezza stabile e sostenibile a lungo termine. Con gratitudine per il suo impegno al servizio della giustizia e della pace, invio di cuore la mia benedizione.

Roma, San Giovanni in Laterano, 19 maggio 2023

Francesco

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