Carenza medici, eliminare numero chiuso

AgenPress. “I cubani non ruberanno alcun posto di lavoro ai nostri medici. Quando ci saranno o decideranno di partecipare ai concorsi che continuiamo a bandire saremo felici di assumerli. Il paradosso è questo. Che la sanità calabrese può assumere, ma diciamo che ha difficoltà di reclutamento”, afferma Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria, spiegando il problema della carenza medici: “Noi abbiamo bisogno di 2.500 medici, 500 dei quali subito se non vogliamo chiudere pronto soccorso e reparti”.
“Abbiamo fatto e stiamo  facendo concorsi per assunzioni a tempo indeterminato, – spiega Occhiuto – ma non troviamogli specialisti che servono. Evidentemente il sistema sanitario  calabrese è poco attrattivo e il turnover non è stato garantito dal  numero chiuso all’Università. In più molti medici ospedalieri si dimettono. E sa perché? Per una stortura del sistema. Si dimettono  perchè trovano più conveniente andare a lavorare nelle cooperative che forniscono medici a gettone. Qui in Calabria un medico a gettone prende 150 euro all’ora. Un medico così può arrivare a costare fino a  50mila euro al mese e non ce lo possiamo permettere”.
Anche per il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli “è una situazione drammatica” quella relativa ai medici in uscita dalle strutture pubbliche, la mancanza di turnover completo anche per l’assenza di medici in entrata e per i tetti di spesa che vincolano. Così Acquaroli chiede al Governo di “alzare i tetti di spesa”; o di concedere una “deroga di 2 anni per recuperare parte del personale. Sanitari formati e non stabilizzati rientrano nel pubblico attraverso il privato, non è accettabile”.
Quindi è evidente il problema della carenza di personale e soprattutto per i medici di pronto soccorso, medicina generale e pediatri di libera scelta.
Da parte della Regione, rileva Acquaroli, è stato aumentato “il numero di borse di specializzazione con numeri mai visti” per compensare in qualche modo le carenze strutturali di personale.
Il presidente dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, evidenzia come sia arrivato il momento di eliminare il numero chiuso a Medicina: “noi cercheremo di garantire, ovviamente, il massimo di servizi in termini di qualità e di quantità chiedendo però allo Stato e al Governo, da un lato di darci le spese che abbiamo sostenute o almeno buona parte di esse e, dall’altro, di dividerle, in particolare quelle energetiche, non per numero di abitanti ma per spese realmente sostenute”.
Per quanto riguarda la cancellazione del numero chiuso per l’ingresso alla facoltà di Medicina, spiega Bonaccini, “abbiamo bisogno di garantire qualità e quantità nei servizi erogati: investiremo ancora di più grazie ai fondi del Pnrr sulle Case della Salute e l’assistenza domiciliare. Chiediamo al Governo una riforma nel campo delle professioni – prosegue Bonaccini -: mancano medici e infermieri, abbiamo bisogno di stipendi più alti per gli infermieri, un numero maggiore di medici affinché nel territorio non chiudano gli ambulatori che vuol dire chiudere anche un presidio sociale. Io credo sia venuto il momento di eliminare il numero chiuso nell’accesso alla facoltà di medicina”.
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