AgenPress – Si complicano le condizioni del romano di 34 anni che ieri è stato messo in salvo dopo essere rimasto bloccato in un cunicolo in via Innocenzo XI, a Roma, ad una profondità di circa sei metri. L’uomo, che non è piantonato, non sarebbe comunque in pericolo di vita. Sulla vicenda, per la quale sono in corso indagini, c’è il forte sospetto che possa trattarsi di un tentativo di scavare un tunnel per un furto nello stile di una banda del buco. Dato il peggioramento delle condizioni, a causa di una sindrome da schiacciamento, la prognosi resta riservata. Il 34enne è ricoverato all’ospedale San Camillo di Roma (e non al Gemelli, come appreso in precedenza), è vigile ma non avrebbe parlato con nessuno.
“L’uomo-talpa” – come è stato ribattezzato il 34enne è rimasto 8 ore incastrato sotto terra a 6-7 metri di profondità nel quartiere Aurelio a Roma.
Il trentenne romano, che sarà ascoltato nei prossimi giorni, è stato denunciato per danneggiamento e crollo colposo.
I due uomini di origini napoletane invece, che erano stati arrestati nella stessa strada dopo aver tentato la fuga all’arrivo dei carabinieri, hanno affrontato un processo per direttissima per difendersi dall’accusa di resistenza ma ora sono liberi. “Stavamo passandoi n macchina per caso e abbiamo visto un ragazzo che chiedeva aiuto, quando abbiamo visto il tunnel abbiamo avuto paura e ce ne siamo andati via – si sono giustificati – mentre andavamo via ci ha accostato un’auto e abbiamo visto le pistole ma nona bbiamo capito che erano carabinieri perché era un’autocivetta”.
Al termine dell’udienza il giudice ha convalidato l’arresto non applicando la misura cautelare a carico dei due e fissando il processo al prossimo 20 dicembre. Sugli altri due, romani e componenti del presunto gruppo, resta la denuncia per danneggiamento e crollo colposo. I quattro individui per il momento sembrano uniti da qualche indizio: la loro presenza in quello stesso luogo e il comportamento dei due napoletani che aveva insospettito gli investigatori al loro arrivo durante i soccorsi, tanto da indurli a bloccarli: durante la fuga avrebbero persino speronato l’auto civetta dei militari.
Le indagini appena iniziate, coordinate dalla Procura di Roma, mirano a capire le motivazioni di quei lavori e quale fosse l’obiettivo del presunto colpo. Nei prossimi giorni sarà ascoltato anche il proprietario del locale vuoto dove il gruppo stava eseguendo dei lavori e che forse sarebbe stato preso in affitto. Nelle vicinanze di via Innocenzo XI ci sono infatti due banche distanti per alcune centinaia di metri. Si dovrà anche chiarire se la banda non fosse più numerosa e contasse anche su eventuali altri complici e basisti.
Tutto è cominciato ieri mattina quando al 112 è arrivata una telefonata che lanciava l’allarme: alcune persone erano rimaste incastrate in un cunicolo in una delle traverse della più conosciuta Gregorio VII, non molto distante dalla Basilica di San Pietro. Secondo l’esito delle prime indagini, è probabile che a fare la chiamata sia stato uno dei membri della banda, forse uno dei quattro fermati dai carabinieri, mentre si aggirava nella zona del colpo.
“Stavamo passando in macchina per caso e abbiamo visto un ragazzo che chiedeva aiuto e quando abbiamo visto il tunnel abbiamo avuto paura e ce ne siamo andati via”, hanno raccontato nel corso dell’udienza per direttissima Antonio Pinto e Mario Mazza, i due arrestati ieri per resistenza e danneggiamento.
Al termine del processo per direttissima il giudice ha convalidato l’arresto non applicando la misura cautelare a carico dei due. Fissato il processo al prossimo 20 dicembre.