Agenpress. Non è solo la politica italiana a preoccupare gli investitori. Ci sono motivazioni di carattere più tecnico che vanno tenute in considerazione, come il fatto che i due terzi delle emissioni complessive per il 2020 dovranno essere collocate a gennaio, con ben 36 miliardi di euro di “nuova moneta” da immettere sul mercato, molti dei quali in aste messe in calendario giusto il giorno dopo la verifica elettorale del 26 gennaio. Un vero e proprio terno al lotto.
Collocamenti ancora più difficili da effettuare per il Tesoro, se si considera che la Banca Centrale Europea, che pure ha deciso di riavviare il suo programma di acquisto dei titoli di Stato dell’eurozona, attraverso il Quantitative Easing, sarà impossibilitata ad acquistare grandi quantitativi di titoli italiani, dal momento che nel recente passato ne ha acquistati in sovrannumero e deve ora diminuirli al fine di rispettare i suoi target prefissati dalla “capital key rule”.
Secondo gli analisti di NatWest Markets, tutto ciò potrebbe significare che quest’anno 20 miliardi di euro potrebbero allontanarsi dai titoli sovrani italiani.
E’ quanto dichiara Renato Brunetta (Forza Italia).