AgenPress – “Non si esce da una pandemia con i booster”. Così il direttore dell’Oms, Tedros Ghebreyesus, spiegando che “è probabile che i programmi di richiamo prolunghino la pandemia anziché porvi fine, deviando le forniture verso Paesi che hanno già alti livelli di copertura vaccinale e dando al virus maggiori opportunità di mutare”.
Per dose booster, “si intende una dose di richiamo dopo il completamento del ciclo vaccinale primario, a distanza di un determinato intervallo temporale, somministrata al fine di mantenere nel tempo o ripristinare un adeguato livello di risposta immunitaria, in particolare in popolazioni connotate da un alto rischio, per condizioni di fragilità che si associano allo sviluppo di malattia grave, o addirittura fatale, o per esposizione professionale”. E’ la dose di richiamo negli immunocompetenti, in chi ha risposto bene alle prime due dosi, ma a distanza di tempo, o (forse) per via delle varianti, ha bisogno di una dose di rinforzo.
Per l’Oms “bisogna vaccinare i Paesi più poveri, gran parte dei decessi riguarda persone non vaccinate, non persone senza booster”.
Molti paesi somministrano la terza dose. Qualcuno, come Israele, pensa già alla quarta dose. Dove però i vaccini non arrivano, il virus circola e può mutare, fino a produrre nuove varianti come Omicron
“Nessun paese può uscire dalla pandemia a colpi di dose booster. E le terze dosi non possono essere viste come un biglietto per andare avanti con le festività programmate, senza bisogno di altre precauzioni”.
“Mentre alcuni paesi stanno lanciando programmi con il richiamo” delle vaccinazioni per tutta la popolazione, “solo la metà degli stati membri dell’Oms è stata in grado di raggiungere l’obiettivo di vaccinare il 40% della propria popolazione entro la fine dell’anno, a causa degli squilibri nell’offerta globale” di dosi.