Aodi: “Professionisti sanitari stranieri non siano considerati di seria B”

AgenPress. «Condividiamo a pieno gli intenti del Governo che, attraverso l’impegno in prima persona del Ministro Schillaci intende, finalmente, revisionare e dare nuovo impulso al nostro sistema sanitario, puntando sulla valorizzazione dei professionisti, e poi su abbattimento delle lista di attesa e riorganizzazione delle strutture ospedaliere.

Nel contempo, però, Schillaci è anche realista sull’impossibilità di risolvere dall’oggi al domani la carenza di personale e apre le porte all’arrivo dei medici e degli infermieri stranieri in Italia.

Come Amsi, Associazione Medici di Origine Straniera in Italia, già nel lontano 2001, avvisammo la politica, con un appello, per avviare un censimento programmatico per comprendere, già all’epoca, il reale fabbisogno di professionisti.

Fummo tra i primi ad evidenziare il concreto rischio che, negli gli anni a venire, la fuga di professionisti (in particolare medici specialisti e infermieri) e le dimissioni volontarie, causati anche da austerity e cattive gestioni, avrebbero messo in crisi il nostro sistema sanitario.

Sottolineammo che da subito sarebbe stato necessario il supporto di personale straniero. Purtroppo non fummo ascoltati a dovere.

Non siamo d’accordo nell’inquadrare medici e infermieri stranieri come i tappabuchi di turno, lo troviamo riduttivo e discriminante.

Amsi non solo sostiene da tempo i professionisti italiani e la loro valorizzazione economico-contrattuale, ma anche una immigrazione mirata, selezionata, di medici e infermieri.

Vorremmo ricordare ai nostri esponenti di Governo, che sia chiaro hanno il nostro pieno appoggio, che, grazie ai nostri professionisti stranieri in Italia, abbiamo evitato nel 2023 la chiusura di circa 1200 dipartimenti, tra pronto soccorsi e vari servizi nelle strutture sanitarie pubbliche.

A loro, al pari del personale sanitario italiano, dobbiamo rispetto e sostegno, e per questa ragione Amsi, con Umem (Unione Medici Euromediterranea) e Uniti per Unire chiede per loro la proroga del Decreto Cura Italia oltre la sua scadenza del 31 dicembre 2025, per evitare la chiusura di circa 600 reparti tra strutture pubbliche e private, e ancora contratti a tempo indeterminato e il superamento dell’obbligo di cittadinanza per accedere alla nostra sanità pubblica e privata.

Per medici e infermieri stranieri sarà necessario risanare la situazione con il riconoscimento definitivo dal Ministero della Salute e l’iscrizione presso gli albi professionali e occorrerà risolvere l’assicurazione al pari dei colleghi italiani e di origine straniera.

Basta professionisti della sanità di seria A e di serie B.

Basta dichiarazioni irresponsabili nei confronti dei professionisti della sanità stranieri.

Tutto questo ha incrementato gli episodi di discriminazione del 35% negli ultimi 3 anni dall’entrata in vigore del decreto cura Italia articolo 13.Per questo ribadiamo che i professionisti sanitari stranieri non vanno discriminati come soluzioni tampone a cui ricorrere, ma possono essere una risorsa davvero preziosa per la sanità di oggi e di domani».

Così il Prof. Foad Aodi, Presidente di Amsi, Umem,  nonché Docente di Tor Vergata e membro del Registro della Fnomceo, che invita tutti quelli che stanno ostacolando l’ingresso dei professionisti della sanità stranieri nel SSN di avanzare proposte costruttive, anziché sollevare muri e pregiudizi.

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