Abruzzo. Direttore Parco, mai uccisa prima una mamma orsa. Ad oggi i cuccioli non si fanno prendere

AgenPress –  “E’ la prima volta che affrontiamo una situazione del genere, non era mai stata uccisa una mamma orsa con i cuccioli nella storia del Parco, esiste un protocollo per il recupero dei piccoli, ma non era mai stato attivato, c’è differenza tra il dire e il fare. Ieri abbiamo avvistato un solo cucciolo, stiamo cercando di capire se sia sempre lo stesso oppure sono i due fratelli divisi”. Sono le parole del direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise Luciano Sammarone a 72 ore dalla morte dell’orsa Amarena, uccisa a colpi di fucile a San Benedetto dei Marsi (L’Aquila) nella notte del 31 agosto. Per la vicenda, accusato del reato 544bis del codice penale (uccisione di animali), è indagato il 56enne Andrea Leombruni.

A quattro giorni dall’uccisione dell’orsa Amarena, i suoi cuccioli continuano a non farsi catturare, i due gemelli hanno solo otto mesi e avrebbero dovuto rimanere con la loro madre fino alla primavera prossima.

L’ultimo avvistamento è avvenuto sabato notte, non lontano dal centro marsicano teatro della tragedia: “Ormai abbiamo capito che si muovono da quest’area al Parco e viceversa. A dimostrazione che il corridoio lo conoscono molto bene: non sono rimasti fermi solo nella zona dove la loro madre è stata uccisa. Questo è un dato molto importante, dimostra che sono indipendenti, non sono sbandati” spiega Luciano Sammarone, direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise (Pnalm), che nutre delle speranze sul futuro dei due: “Di certo non si nutrivano del solo latte materno: non ce l’avrebbero fatta tutti questi giorni senza mangiare e in questo periodo le montagne sono ricche di frutti. E poi nella precedente cucciolata Amarena aveva avuto quattro figli ed è inimmaginabile che possa averli allattati tutti e quattro per 18 mesi.”

A complicare le operazioni di cattura sono sia la presenza dei tanti curiosi che la tecnica da utilizzare: “L’ultimo avvistamento è stato fatto da persone che invece di avvertire le autorità hanno cercato di avvicinarli facendoli nuovamente scappare – sottolinea Sammarone -. Sembra che non si impari dagli errori, neanche da questa tragedia: lo diciamo sempre di non seguirli, di lasciarli stare, ma poi la curiosità umana rovina tutto. È successo anche la sera di giovedì: San Benedetto dei Marsi sembrava una sorta di giostra paesana con un sacco di persone che non c’entravano nulla. Così abbiamo chiesto al sindaco di fare un’ordinanza in cui veniva vietato di rincorrere gli orsi, di illuminarli con i fari e altri divieti per tutelarli. E complessivamente la situazione è andata migliorando”.

E poi c’è la tecnica da usare che non aiuta: “I protocolli standard per la cattura degli orsi prevedono tre tecniche: il laccio di Aldrich che cattura la zampa dell’animale, la trappola tubo e la narcotizzazione. Ma data la giovane età dei tre esemplari, nessuna delle tre opzioni può essere utilizzata – spiega il direttore del Pnalm -. Quindi si è deciso di utilizzare delle trappole con dentro i polli con batuffoli sporchi del sangue della loro madre, gli stessi che si trovavano nella casa dell’uomo che ha sparato ad Amarena. Ma per ora le hanno sempre eluse. L’alternativa è quella delle reti, ma questo richiede di essere molto vicini a loro quando li si vuole prendere”.

Advertising

Potrebbe Interessarti

Ultime Notizie