Cassazione. Ciro Immobile condannato per evasione fiscale: dovrà risarcire l’Irpef non pagata nel 2012

AgenPress – Condannato dalla Quinta sezione civile della Cassazione, per evasione dell’Irpef, il capitano della Lazio Ciro Immobile in relazione all’indagine della Guardia di Finanza del 2012 che ha messo nel mirino le parcelle per il trasferimento del bomber dalla Juventus al Genoa.

È Repubblica a ricostruire la vicenda, che risale ai tempi della cessione di Immobile dalla Juventus al Genoa (i club sono estranei) per 4 milioni di euro riferendosi a un verdetto della Suprema Corte pubblicato a luglio che ha respinto il ricorso del calciatore contro la sentenza emessa nel 2019 dalla Commissione tributaria della Campania per “la sussistenza di reddito da lavoro dipendente sottratto a tassazione” per il quale è stata determinata “la maggiore Irpef dovuta per il 2012”.

 La trattativa che porta l’attaccante ai rossoblù è condotta dal figlio di Luciano Moggi ed è proprio la sua posizione a creare problemi all’Agenzia delle Entrate: ufficialmente l’agente figurava come consulente del Genoa mentre secondo i magistrati agiva anche come procuratore di Immobile.

Moggi junior è il procuratore di diversi giocatori di serie A, e proprio il suo ruolo nel trasferimento crea problemi a Immobile con l’Agenzia delle entrate. In pratica Moggi junior gestisce la trattativa, ufficialmente, come consulente del Genoa. In realtà non è così. Secondo la Finanza agisce con un mandato diretto, si muove a tutti gli effetti come il manager del calciatore.

Per questo deve essere lo stesso giocatore a pagarne compenso e relative tasse al procuratore: “maggiore Irpef dovuta”, scrivono i giudici nell’ordinanza. Questo, appunto, non avviene. Immobile non versa l’Irpef relativa alla prestazione dell’agente.

Immobile avrebbe dovuto versare l’Irpef relativa alla prestazione di Moggi a suo nome, cosa che la punta non aveva fatto perché – questa la sua tesi anche durante il processo – ai tempi avrebbe dato un mandato in esclusiva a un altro agente, Marco Sommella. Le indagini però hanno dimostrato rapporti diretti tra Moggi e Immobile sia tramite alcuni versamenti di Sommella a Moggi con la causale “compenso Immobile” sia tramite il rinvenimento di un manoscritto dello stesso Moggi che elencava i calciatori da lui assistiti, tra i quali figurava anche l’attaccante.

Immobile ha sostenuto, con i suoi legali, che Moggi Junior non poteva essere all’epoca il suo procuratore dal momento che aveva assegnato un “mandato in esclusiva – si legge sempre nelle motivazioni – a un diverso agente, Marco Sommella”.

Un tesi che non ha retto, anche perché le “indagini – si legge sempre nell’ordinanza – avevano dato prova dell’esistenza di rapporti diretti far il Moggi e il contribuente (Immobile, ndr), sia tramite l’evidenza di versamenti effettuati dal Sommella al Moggi, con la causale “compenso Immobile”, sia tramite il rinvenimento di un manoscritto dello stesso Moggi, che conteneva un elenco di calciatori da lui assistiti e che recava il nome anche del contribuente”, Ciro Immobile.

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