Non possiamo più aspettare! Fare presto. Fare bene. Sei esperienze territoriali ascoltate dal Ministro Provenzano

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Agenpress. I rappresentanti di sei diverse realtà territoriali della Rete dei Numeri Pari hanno incontrato il governo, nella persona del Ministro per il Sud e la Coesione territoriale Giuseppe Provenzano, in un incontro organizzato dalla Rete dei Numeri Pari e dal Forum Disuguaglianze e Diversità. Al centro dell’incontro la lotta alle disuguaglianze e la necessità di alcune misure legate alla casa e al reddito, su cui hanno qualche giorno fa richiamato la politica ad intervenire, necessarie a rispondere alla drammatica situazione sociale del paese e per scongiurare un aumento senza precedenti delle disuguaglianze e della povertà.

Ha coordinato l’incontro Fabrizio Barca, Coordinatore del Forum Disuguaglianze e Diversità. “Lavoriamo da mesi con la Rete dei Numeri Pari perché le sue esperienze di auto-organizzazione e mutualismo sono un punto di forza per il cambio di rotta di cui abbiamo bisogno. Ascoltarne le esperienze e le proposte è un modo per ricostruire il rapporto fra Istituzioni e società, ricordandoci della tante conoscenze che maturano nei luoghi e che vanno ascoltate quando si disegnano le politiche e gli interventi. E’ importante per noi oggi la presenza del Ministro Provenzano”.

Giuseppe De Marzo, Coordinatore nazionale della Rete dei Numeri Pari, ha ricordato che il momento attuale impone un realismo sulle reali condizioni in cui si troveranno molte persone. In passato abbiamo chiesto coraggio alla politica per opporsi alle misure di austerità, sulla crisi finanziaria, sul collasso climatico, sulle mafie e non siamo stati ascoltati. Oggi chiediamo – ha continuato De Marzo – di essere realisti e pensare ai milioni di nuovi poveri che emergeranno nelle prossime settimane e rappresenteranno un esercito di manodopera di riserva per le mafie e la criminalità organizzata. Se la politica non metterà in campo misure adeguate, questa emergenza si tradurrà in disperazione sociale. Per questo crediamo sia necessario ed urgente dare spazio e forza ad un paradigma che mette insieme giustizia sociale, ambientale ed ecologica.”

Mariangela Di Gangi – presidente del Laboratorio Zen Insieme, racconta chenel quartiere Zen 2 di Palermo vivono 17mila persone, tutte occupanti non regolarizzabili e senza residenza a causa di quanto previsto dall’art 5 della legge Renzi-Lupi. Questo vuol dire che nessuna di loro potrà accedere agli ammortizzatori sociali previsti dal Decreto Cura Italia e senza il nostro sostegno si sarebbero trovavate immediatamente in situazioni di estremo disagio”. Di Gangi ha ricordato la necessità di responsabilizzare i territori e le realtà sociali, attraverso la partecipazione e la possibilità di pesare sulle scelte e sulle strategie del Governo.

“Noi non siamo stati colti impreparati – afferma Don Angelo Cassano – Parroco San Sabino di Bari. Non ci aspettavamo il virus e la pandemia ma ci era chiaro che stavamo andando incontro a una situazione drammatica. Questa situazione ha raddoppiato il numero delle famiglie che sosteniamo, con le nostre attività e con la solidarietà della città, raggiungendo anche quelle non abituate a chiedere. In questo modo abbiamo impedito che scivolassero nelle mani delle mafie ma se le istituzioni non metteranno in campo misure adeguate questo rischio diventerà realtà”.

“I numeri della povertà che abbiamo davanti ci rappresentano una situazione inquietante: 3milioni di nuclei familiari non potranno permettersi di pagare un affitto nelle prossime settimane, afferma Paolo Di Vetta – Movimenti per il diritto all’abitare, ricordando il paradosso dell’alto numero di case vuote e dell’enorme numero di persone senza una casa. “Per affrontare la questione abitativa bisogna tenere conto che il blocco degli sfratti deve tutelare le famiglie non solo fino a settembre ma per tutto il 2021. È importante ricordare che – prosegue Di Vetta – a causa dell’articolo 5 della legge Renzi-Lupi è stato creato un esercito di invisibili, che in gran parte vive nelle occupazioni abitative per necessità, che rimane escluso da tutti gli ammortizzatori sociali. È fondamentale che si affronti il tema del diritto alla casa non solo come legato all’emergenza ma che siano previsti piani nazionali strutturali che ripensino la creazione di alloggi popolari utilizzando il costruito”.

Ai centri di accoglienza oggi non è permesso di far entrare nuove persone a causa delle direttive nazionali ma sta diventando difficile anche tenere dentro chi c’è già, racconta Alessandro Radicchi, Presidente della Cooperativa sociale Europe Consulting Onlus, ricordando la necessità di investimenti per far fronte ai nuovi bisogni. In questa situazione, alle persone senza dimora non viene garantita l’assistenza necessaria e questo rappresenta un vuoto amministrativo enorme che impedisce di mettere insieme il diritto alla salute con la tutela delle persone più fragili. Non si tratta solo di tutelare i diritti delle singole persone ma di tutto il Paese – prosegue Radicchi – perché se decine di migliaia di persone continuano a vivere in strada, senza nessuna assistenza medica, non possiamo sorprenderci se il virus continua a circolare!”

“Essendo una realtà auto-organizzata e non dovendo rendere conto al manager controllore – afferma Luca Federici, Presidente della Società Cooperativa Rimaflow – siamo riusciti a rispondere alle necessità del territorio seguendo i criteri della giustizia ambientale ed ecologica. Occorre pensare a quali politiche riusciranno a rispondere ai bisogni dei milioni di poveri che ci saranno al termine dell’emergenza. È il tempo di lavorare a una legge partecipata – conclude Federici – che permetta ai lavoratori e alle lavoratrici di recuperare le fabbriche fallite o confiscate di potersi ricreare lavoro buono organizzandosi tra di loro usufruendo di linee di finanziamento nazionali”.

“In questa fase è mancato totalmente un approccio di genere all’emergenza e se mancasse ancora si creerebbe un problema strutturale – afferma Maura Cossutta, Presidente della Casa Internazionale delle Donne. È necessario implementare il lavoro buono delle donne e affrontare il tema della cura e del reddito universale. I diritti sociali – conclude Cossutta – devono essere sganciati dal lavoro altrimenti si rischia di ritornare nelle dinamiche di assistenzialismo e di workfair che abbiamo conosciuto in questi anni”.

Il Ministro ha chiuso l’incontro con l’impegno che nella seconda fase venga raccolto il contributo e la conoscenza di queste esperienze, che svolgono un lavoro di irrobustimento del capitale sociale di cui abbiamo la società ha bisogno. L’impegno, su cui si sta adoperando su suggerimento di Carlo Borgomeo, Presidente della Fondazione Con il Sud, è volto ad assicurare alle organizzazioni della società e della cittadinanza attiva il supporto finanziario necessario per la loro accresciuta funzione. Ha infine ricordato che la politica ha bisogno di costruire alleanze, basate sul confronto e il conflitto democratico, che va garantito anche nelle attuali condizioni.

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