AgenPress – Due mandati di cattura internazionali, chiesti dalla procura di Pavia, sono stati emessi nei confronti del nonno materno del piccolo Eitan, Shmuel Peleg, e dell’uomo di 50 anni, G. A. B., israeliano, che era alla guida della macchina con cui il bambino fu portato a Lugano per essere imbarcato su un aereo privato con destinazione Tel Aviv.
Lo scrivono oggi Il Corriere della Sera e La provincia pavese. Il piccolo sopravvissuto alla tragedia del Mottarone è al centro di una contesa tra due rami familiari.
“Aspettiamo di vedere cosa succederà a livello internazionale, ossia la risposta delle autorità israeliane sul mandato d’arresto internazionale e poi procederemo con la chiusura indagini e con la richiesta di processo”, ha detto il procuratore facente funzioni della Procura di Pavia Mario Venditti a proposito dei mandati di cattura internazionali nei confronti del nonno materno del piccolo Eitan, Shmuel Peleg, e dell’autista. Il procuratore ha precisato che l’ordinanza di custodia cautelare che attiva il mandato d’arresto dovrebbe essere già stata “trasmessa” dalla Procura generale di Milano al ministero della Giustizia.
Gli inquirenti hanno così ricostruito la vicenda. L’11 settembre Shmuel Peleg, tenente colonnello in pensione dell’esercito israeliano e consulente di una società di telecomunicazioni, intorno alle 11:30 porta via il bambino dalla casa di Travacò Siccomario (in provincia di Pavia) in cui viveva con la famiglia della zia Aya, alla quale era stato affidato dopo la tragedia della funivia, in cui Eitan perse i genitori, il fratello e i bisnonni.
In quel caso l’incontro tra nonno materno e nipote era autorizzato, ma ad agosto il giudice aveva vietato che Eitan potesse essere portato fuori dall’Italia senza il consenso di Aya, obbligando anche il nonno a riconsegnare il passaporto israeliano del nipote, che ha doppia nazionalità. Alle 11:26 Peleg fa salire Eitan su una Golf che ha noleggiato il giorno prima all’aeroporto di Malpensa e in cui si trova anche l’autista Alon.
A quel punto inizia il viaggio per la Svizzera. Arrivati al confine di Chiasso non subiscono controlli. Il divieto di espatrio era stato sì diramato, ma agli svizzeri non risultava “visibile” a causa di un problema tecnico. I due vengono poi fermati intorno alle 14:10 dalla polizia cantonale elvetica vicino all’aeroporto Lugano-Agno, ma li fanno proseguire. Via libera anche in aeroporto. I tre si imbarcano su un Cessna 680 della società tedesca Aronwest proveniente da Hannover noleggiato per 42mila euro che alle 15:00 decolla per Tel Aviv e proseguirà per Cipro.
Come scrive il Corriere della Sera, l’ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice per le indagini preliminari e trasmessa alla Procura di Milano viaggerà verso Israele, dove un giudice ha restituito il bimbo alla zia paterna, e verso tutta l’Ue. Secondo gli investigatori, l’azione dei due è stata compiuta con “tecniche paramilitari e di intelligence“.