Papa: “Umanizzare i rapporti in qualsiasi società, compresa la Chiesa, significa lavorare sodo per formare persone mature e coerenti”

AgenPress. Dio ci chiama a un cambiamento assoluto di mentalità nella nostra concezione delle relazioni, privilegiando il minore, il povero, il servo, l’ignorante, rispetto al maggiore, il ricco, il padrone, il dotto, sulla base della capacità di accogliere la grazia che Dio ci dona e di farsi dono agli altri.

La piccolezza a cui Gesù ci invita, spiega il Papa, non è guardare alla propria debolezza “come una scusa per non essere persone e cristiani integri, incapaci di prendere in mano il proprio destino”. Al contrario, sentirsi piccoli – scrive – è “un dono che dobbiamo chiedere in ginocchio per noi e per gli altri” per affrontare le contraddizioni della vita.

In termini di prevenzione, il nostro lavoro deve senza dubbio mirare a sradicare le situazioni che proteggono coloro che si nascondono dietro la loro posizione per imporsi sugli altri in modo perverso, ma anche a capire perché sono incapaci di relazionarsi con gli altri in modo sano.

Allo stesso tempo, sollecita il Papa, non dobbiamo “restare indifferenti di fronte al motivo per cui alcuni accettano di andare contro la propria coscienza, per paura, o si lasciano abbindolare da false promesse, sapendo in cuor loro di essere sulla strada sbagliata”. Il richiamo di Francesco è ad impegnarsi a vivere e a formare il credente all’integrità, confidando nella forza del Signore, e osserva:

Umanizzare i rapporti in qualsiasi società, compresa la Chiesa, significa lavorare sodo per formare persone mature e coerenti che, ferme nella loro fede e nei loro principi etici, siano capaci di affrontare il male, testimoniando la verità a lettere maiuscole. Una società che non si basa su questi presupposti di integrità morale sarà una società malata, con rapporti umani e istituzionali pervertiti dall’egoismo, dalla sfiducia, dalla paura e dall’inganno.

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