AgenPress – “Sappiamo una serie di cose. Omicron si diffonde molto più rapidamente. Abbiamo avuto la conferma che una parte di evasione del sistema immunitario c’è. La crescita dei casi è impressionante, non l’avevamo mai vista a questa velocità, con tempi di raddoppio di due giorni e mezzo, tre. Il richiamo della terza dose di vaccino, come l’infezione unita a un ciclo di vaccinazione completa, danno una protezione abbastanza alta da Omicron”.
A dirlo, in un’intervista a Repubblica, è Alessandro Vespignani, direttore del Network Science Institute alla Northeastern University di Boston, uno dei maggiori esperti mondiali dei modelli di analisi delle malattie infettive.
“Questo è un dato che in Paesi come il nostro potrebbe aiutare a tenere la situazione sotto controllo, e spinge a velocizzare i richiami. Il numero dei casi gravi, se uno è protetto dal vaccino, è molto minore. Però il fenomeno si innesta su un letto di infezioni di Delta che riuscivamo a malapena a contenere, e per il sistema ospedaliero può diventare un grosso problema”.
Per Vespignani “il 23 dicembre è già tardi. L’Italia forse ha un paio di settimane di vantaggio, ma deve sfruttarle applicando subito le misure contro Omicron”.
Il vaccino “è la cosa fondamentale: essere vaccinati e avere la terza dose abbassa il rischio di ospedalizzazione e complicazioni. La velocità e il numero di casi però preoccupano, anche perché nella situazione italiana c’è già una pressione sul sistema sanitario per Delta”.
Il problema, sottolinea l’esperto, è che “ci siamo abituati nelle ondate precedenti a un processo decisionale con tempi molto lunghi, mentre qui non ci sono. Col raddoppio ogni circa tre giorni, non possiamo prenderci una settimana per fare riunioni e decidere, perché significa la quadruplicazione dell’impatto della variante. Bisogna velocizzare molto la gestione della crisi, ma in Italia c’è l’idea che noi siamo in una situazione diversa. Dovremmo averlo già imparato che può esserci una settimana di ritardo, dieci giorni, ma i pattern si ripetono e Omicron da noi c’è”.