AgenPress – Il Tribunale israeliano “su istanza della tutrice” di Eitan, la zia paterna Aya, “ha accolto le sue preoccupazioni ordinando che venga negoziato un nuovo accordo che preveda la sorveglianza di terza parte per le visite di Eitan alla famiglia Peleg”, ossia quella dei nonni materni.
Lo hanno detto i legali italiani di Aya, gli avvocati Grazia Cesaro e Cristina Pagni, in relazione “alle accuse rivolte alla zia paterna, apparse ieri sulla stampa, di non rispettare gli accordi di alternanza nella custodia del minore” dopo la sentenza di due giorni fa che ha dato ragione alla zia riconoscendo la sottrazione del minore.
“Rispetto alle accuse rivolte alla zia paterna, apparse ieri sulla stampa, di non rispettare gli accordi di alternanza nella custodia del minore – scrivono i legali di Aya – precisiamo che in data 27 ottobre 2021, il tribunale in Israele, su istanza della tutrice, ha accolto le sue preoccupazioni ordinando che venga negoziato un nuovo accordo che preveda la sorveglianza di terza parte per le visite di Eitan alla famiglia Peleg”.
Gli accordi precedenti, spiegano ancora, “sono stati dunque caducati da tale decisione del tribunale e la zia si sta attenendo alle indicazioni dell’autorità giudiziaria israeliana, che ritiene evidentemente necessaria una supervisione di terzi nel caso di contatti tra Eitan e la famiglia Peleg”.
Secondo quanto riferito da fonti legali della famiglia Peleg, la zia non ha più risposto al telefono e non ha più riportato il minore ai Peleg anche se erano stati emessi dei solleciti.
La stessa Aya, però, si è rivolta al Tribunale per chiarire di aver scelto di tenere con sé il nipote, dopo la sentenza, perché non si fida più dei Peleg, dopo che il piccolo è stato portato via dal nonno da Pavia l’11 settembre, e soprattutto in assenza di controlli nel corso degli incontri. Oggi i legali della tutrice hanno spiegato che, su disposizione del giudice, potranno esserci incontri tra il bimbo e la famiglia Peleg ma con una supervisione esterna.
La zia per ora non potrà tornare in Italia col bimbo, perché deve attendere il termine (7 giorni al massimo da lunedì) entro il quale il nonno può presentare ricorso contro il verdetto, con la possibilità, tra l’altro, di chiedere in prima battuta la sospensione dell’esecutività della decisione.