AgenPress. Uno scrittore che si mette in discussione e dialoga sulla questione della pandemia come panacea letale. Un attraversamento storico ma anche filosofico che tocca il concetto di ragione e di scienza/coscienza sino ad uno scavo antropologico tra le civiltà e i popoli.
Un libro forte che pone al centro la ragione come scienza e la filosofia come metafisica. Pierfranco Bruni, in questo saggio dal titolo suggestivo, “Panacea letale”, edito da Ferrari, focalizza la questione del rapporto tra scienza, appunto, e potere.
Infatti il sottotitolo è proprio “Scienza e potere”. Un sottotitolo che apre una vasta problematica tra il ruolo della politica e gli scienziati. Una problematica che parte da molto lontano e tocca addirittura anche il dibattito tra eresia e ricerca come nel caso, ben citato, di Ipazia, filosofa e matematica.
“La verità è ancora una ricerca da stabilire. È mai possibile assistere a televisive dispute banali? Il problema si pone. Ed è molto serio. Se la scienza riesce a guardare alla spiritualità diventa salvezza. Se vive di potere diventa dominio e sabotaggio della verità. Un’eterna battaglia che continua tuttora. Se quasi tutti i filosofi che si occuparono di scienza conobbero il marchio dell’eretico o vennero uccisi, il dialogante connubio tra epistemologia scientista e metafisica logica è un’arma pericolosa per il potere”.
Il rapporto tra scienza e potere impone una riflessione. Saggio estremo e chiaro, libello graffiante, manuale filosofico di sopravvivenza all’esistere: “La panacea letale” è tutto questo. Pierfranco Bruni configura, per renderli ancora ancora più visibili, antichi e nuovi chiaroscuri storici: dalle scoperte rivoluzionarie di Galileo Galilei alla teoria dell’universo infinito di Giordano Bruno, dalla vocazione critico-razionalistica di Giulio Cesare Vanini al Manifesto degli scienziati razzisti, sino ai domini dell’economia politica e all’emergenza sanitaria più importante della nostra epoca.
In tracciato che giunge sino ai giorni nostri: dalle epoche antiche alla contemporaneità. L’interrogatorio che Bruni sottolinea riguarda il vecchio dilemma tra sistemi culturali umanistici e cultura della prassi. Il dato filosofico scava proprio in questa dimensione che chiama panacea letale.