AgenPress – “Il rapporto di Sordi con la notte? Buono, poteva fare tardi se la compagnia era piacevole e la serata era divertente. Poteva andare avanti a oltranza, a parte le nottate di lavoro. Lui però aveva una regola alla quale non poteva soprassedere, quella della pennica pomeridiana. Si chiudeva in camera, anche se eravamo in giro per il mondo, a casa sua o in albergo, veniva che venissero chiuse tutte le persiane, e doveva fare il suo riposino, completamente al buio. Si metteva il pigiama e andava a dormire, se entrava la luce gli dava fastidio. Quando girava dormiva nel camper o in camerino, mangiava velocemente e poi si faceva mezzora, quaranta minuti di riposino. Altrimenti non riusciva a reggere la giornata”.
Così Paola Comin, storica collaboratrice di Alberto Sordi, intervenuta ai microfoni di Rai Radio2 nel corso del format “I Lunatici”, condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, in diretta dal lunedì al venerdì dalla mezzanotte alle sei del mattino.
Altri aneddoti su Sordi: “Si svegliava presto, vedeva ‘Unomattina’. La prima volta che l’ho incontrato? Mi ero preparata tutto, lui era un mito, sciolse tutto alla prima stretta di mano, alla prima occhiata, ci siamo dati subito del tu. Aveva una serie di collaboratori e due grandi amici, Piero Piccioni e Rodolfo Sonodo. Con tutti i collaboratori aveva un rapporto di grandissimo affetto e di grande rispetto. Devo essere sincera, era un maschilista, figlio della sua generazione. Ma aveva un grande amore e rispetto per le donne. Era maschilista perché sosteneva che il regno della donna fosse la casa, pensava che solo a casa la donna potesse essere realizzata. La sua villa a Roma, aperta al pubblico il 16 settembre e visitabile fino al 31 gennaio, era meravigliosa, quella casa è stata acquistata da lui, con i suoi guadagni, ma è stato il regno delle sorelle, Aurelia era la regina di quella casa. A casa lui era rimasto il figlio più piccolo, il fratello attore, aveva verso le sorelle un rispetto, quasi una sottomissione, direi commovente”.
Ancora Paola Comin: “Sordi disse a Costanzo che il Maurizio Costanzo Show sarebbe stato un flop. Pensava che stare seduti in un teatro davanti al pubblico non avrebbe funzionato. Poi è andato ospite tante volte. Per la sua generazione star seduto davanti al pubblico non andava bene. Aveva un rispetto totale e assoluto per il pubblico. Ha rifiutato contratti miliardari per la pubblicità, diceva che non sarebbe stato corretto nei confronti della gente, era consapevole che tutto quello che aveva lo doveva all’amore della gente. Pensava che poi il pubblico non lo avrebbe più rispettato. Per Alberto Sordi era assolutamente impossibile fare una passeggiata in giro per Roma. Una volta andammo vicino a Piazza del Parlamento, da un ottico, immediatamente lo riconobbero, volevano gli autografi, non c’erano ancora i selfie. Lui non camminava mai per Roma, non era possibile”.
Sui rimpianti di Alberto Sordi: “Non ne aveva. Gliel’ho chiesto parecchie volte, lui ha scelto con tutto se stesso di fare questa professione. Si è dedicato al lavoro e al pubblico, diceva che si se si fosse sposato non avrebbe potuto essere un buon marito, diceva che c’erano troppe tentazioni nel suo lavoro. E aggiungeva che se avesse avuto un figlio, lui avrebbe voluto educarlo. Ma come avrebbe fatto se doveva stare fuori per mesi a girare dei film? I suoi film erano i suoi figli”
Sulla leggenda legata all’essere tirchio: “Conosceva il valore dei soldi, era parsimonioso, ma anche molto generoso. Faceva beneficenza, ma in modo anonimo e silenzioso. Viveva in una villa, con sette persone di servizio. Non si faceva mancare nulla. Cosa mi disse prima di morire? ‘Non ti preoccupare, sta arrivando la bella stagione e io starò meglio'”.