Omicidio Willy. Belleggia trasferito al carcere di Velletri, deve scontare 21 anni. Pincarelli, condannato a 23 anni, si sposerà in carcere

AgenPress –  I carabinieri della stazione di Artena hanno portato in carcere Francesco Belleggia, che si trovava ai domiciliari, in esecuzione all’ordinanza emessa  dalla Procura Generale della Corte di Appello di Roma. L’uomo, dopo le formalità di rito, è stato associato al carcere di Velletri. Il provvedimento scaturisce dalla sentenza della Corte di Cassazione di ieri che ha annullato la sentenza della Corte di Assise d’Appello limitatamente alla concessione delle attenuanti generiche concesse ai fratelli Bianchi con rinvio ad altra sezione della stessa Corte per un nuovo giudizio relativo all’omicidio di Willy, avvenuto il 6 settembre 2020. Per quell’omicidio Belleggia era stato arrestato in concorso con i fratelli Marco e Gabriele Bianchi e Mario Pincarelli, attualmente detenuti in carcere.

La Cassazione ha reso definitiva la condanna a 21 anni di Pincarelli e a 23 di Belleggia e ha disposto un appello bis per i fratelli Bianchi, chiedendo di rivedere le attenuanti generiche che avevano portato a un’attenuazione della pena nel primo processo d’appello.

All’indomani della condanna in via definitiva   Marco Pincarelli si sposerà nel carcere di Civitavecchia dove è attualmente detenuto.

La data delle nozze è fissata per il 16 aprile. La futura sposa è una donna di 28 anni che si sarebbe innamorata di Pincarelli vedendolo al telegiornale e seguendo il caso giudiziario.

Si tratterebbe di una relazione immateriale dal momento che i due si sono visti solo una volta in occasione di un’udienza del processo.

Considerando “l’esito del ricorso per gli altri imputati, sono soddisfatta di aver ottenuto per il mio assistito il minimo della pena e soprattutto il migliore risultato fra i quattro”, ha detto l’avvocato Loredana Mazzenga, legale difensore di Pincarelli citato dal Messaggero.

“Ora che per noi – ha aggiunto il legale -, è definitivamente chiusa questa vicenda, iniziamo a pensare al futuro e a un percorso che possa restituire al mio assistito la libertà. Nonostante tutto è sempre un ragazzo di giovane età, che merita, una seconda possibilità”.

 

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