G20. Draghi. Aiutare chi vuole lasciare l’Afghanistan. Tutelare la libertà religiosa, di opinione e di espressione

AgenPress – “La comunità internazionale, e il G20 che l’Italia presiede quest’anno, devono porsi come obiettivi primari il rispetto delle libertà e il mantenimento della pace. La crisi in Afghanistan ha riproposto con terribile urgenza queste priorità”.

Così il presidente del Consiglio, Mario Draghi, è intervenuto al Forum interreligioso del G20 “Time to Heal: pace tra le culture, comprensione tra le religioni” a Bologna, spiegando che è un dovere che abbiamo come Occidente, e in particolare come Europa, la tutela di chi decide di lasciare l’Afghanistan. L’Italia ha aiutato circa 5.000 cittadini afghani a fuggire dagli enormi rischi a cui erano esposti. Uno sforzo “significativo, di cui dobbiamo essere orgogliosi”, ha detto il premier, ma che non può esaurirsi ora: “Per anni, l’Unione è stata incapace di costruire un approccio comune sul tema migratorio, e in particolare sulla distribuzione di chi arriva e chiede asilo. Dobbiamo dimostrare di essere all’altezza di questa crisi e dei valori che diciamo di rappresentare. E’ anche sull’accoglienza, e non solo sull’economia, che si misura la maturità del processo di integrazione europea”.

“Negli ultimi giorni, stiamo assistendo a immagini che ci riportano agli anni più bui nella storia dell’Afghanistan. In particolare, alle donne, che negli scorsi venti anni avevano riacquistato diritti basilari, come quello all’istruzione, oggi rischia di essere vietato persino di praticare sport, reprimendo la loro rappresentanza nel governo. Come comunità internazionale abbiamo un obbligo morale verso un Paese in cui siamo stati per venti anni. Un obbligo di aiuto umanitario, di prevenzione del terrorismo, di sostegno alla tutela dei diritti umani”.

“Per me la religione è amore e i suoi principi si difendono con fermezza ma con carità, non con l’avversione inconciliabile, o, peggio, con la guerra e il terrore. Come ha detto Papa Francesco: ‘ostilità, estremismo e violenza non nascono da un animo religioso: sono tradimenti della religione”, che non deve essere “mai strumentalizzata”.

“E’ fondamentale tutelare la libertà religiosa, di opinione e di espressione. Il diritto di professare liberamente la propria fede e di esercitarne il culto, in privato o in pubblico. Di potersi convertire a una religione o abbandonarla, senza essere perseguitati. Oggi invece assistiamo a un numero preoccupante di episodi di estremismo religioso e di conflitti tra diverse famiglie di fede. Lo abbiamo visto nei terribili attentati rivendicati da organizzazioni come l’Isis. Negli atti terroristici compiuti in nome del suprematismo bianco o cristiano. E nelle manifestazioni di antisemitismo, un fenomeno in preoccupante crescita. In alcuni casi, particolarmente odiosi, nei luoghi di culto. Questi eventi brutali vengono spesso usati per rappresentare un mondo diviso tra comunità contrapposte. Ma è utile ricordare che le vittime del terrorismo spesso condividono la stessa fede dei loro assassini. Il fanatismo colpisce tutti, indiscriminatamente”.

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