AssoGOT (Giudici onorari di Tribunale): contrari allo schema di Disegno di Legge presentato dal Ministero della Giustizia e approvato dal CdM

AgenPress. L’ Associazione “GOT non possiamo più tacere” esprime viva contrarietà allo schema di Disegno di Legge presentato dal Ministero della Giustizia e approvato dal Consiglio dei Ministri nella seduta del 4 giugno 2024.

Ritiene infatti che le misure poste a vantaggio di una parte dei magistrati onorari non debbano penalizzare colleghi che ricoprono lo stesso ruolo, svolgono identiche mansioni e hanno diritto a pari dignità.

Chiede che il Ministero della Giustizia, scongiurando logiche divisive, stralci dal DDL la posizione dei magistrati onorari non esclusivisti, desistendo dall’attuare una disciplina illegittima, ed iniqua, che rischia di andare ad accrescere un ulteriore contenzioso, civile e amministrativo, che per il bene della Giustizia meriterebbe piuttosto una rapida e corretta definizione.

Rappresenta, con sintesi esemplificativa ma non esaustiva, che il DDL licenziato dal CDM presenta le seguenti gravi criticità:

  • Riduce (quasi dimezza) la paga di migliaia di lavoratori, retroattivamente, in palese violazione dei trattati, delle convenzioni internazionali e di ogni principio costituzionale e normativo;
  • Si rimangia la “stabilizzazione” assicurata ai confermati, ripristinando (sempre retroattivamente) le verifiche quadriennali che la Cartabia aveva abolito;
  • Evoca un fumoso status di “lavoratori dipendenti” ma in sostanza continua a non formalizzare un vero inquadramento, né il diritto alla “retribuzione”, alle tutele, alla mobilità sul territorio nazionale (persino quando sia giustificata da gravi motivi);
  • Introduce un orario lavorativo con l’ inedita clausola del “FERMO RESTANDO”, così vincolando la prestazione ad un ignoto e aleatorio “programma lavorativo”, rimesso, ancora una volta, alla totale discrezionalità del Capo dell’Ufficio (idem est al datore di lavoro);
  • Impone, in modo ingiusto e irragionevole, ai magistrati onorari confermati che siano anche pubblici dipendenti la richiesta di un nuovo nullaosta alle rispettive amministrazioni, e ciò per di più dopo aver eliminato l’ essenziale riferimento all’ impegno massimo di due giorni, in assenza del quale l’ accoglimento delle istanze in parola appare del tutto improbabile;
  • Conferma che con soli 1.500 euro LORDI all’ anno può essere ripagato l’ osceno sfruttamento lavorativo – che non ha eguali nella P.A. – e reputa, per di più, che il misero indennizzo debba essere addirittura tassato come reddito lavorativo (non, però, rivalutato, né maggiorato di interessi);
  • Punisce chi, in ossequio alle leggi (cfr. art. 1, decreto Orlando) e dovendo mantenere una famiglia, ha svolto con sacrificio personale altre attività: costui viene trattato come un furbo che ha deliberatamente “tenuto i piedi in due scarpe“;
  • Impone a chi si era faticosamente costruito, a proprie spese, una posizione previdenziale, di “regalare” una quota dei miserrimi compensi alla gestione separata INPS, così riducendo le già flebili speranze di ottenere un giorno una futura pensione;
  • Ratifica e fa propria l’ ignobile “estorsione di Stato” (rinuncia tombale al pregresso, sotto minaccia di licenziamento in tronco), eccependo negli innumerevoli giudizi promossi dai magistrati onorari la “cessata materia del contendere”;
  • Dimostra di considerare i magistrati onorari non esclusivisti (finora ritenuti l’unica figura compatibile con l’ ordinamento) “personae non gratae” da allontanare, così delineandosi il  rischio, non troppo recondito, che l’ incostante legislatore possa in futuro cambiare ancora idea e stabilire nuove penalizzanti  “regole d’ ingaggio” anche per i colleghi esclusivisti;
  • Non prevede, a fronte di profonde modifiche in peius, retributive ed ordinamentali, alcun indennizzo per coloro che, avendo sostenuto la prova valutativa confidando in ben altre condizioni lavorative, vogliano abbandonare la magistratura onoraria.

L’Italia è uno Stato di diritto: ci aspettiamo che questo Governo lo dimostri.

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