Card. Parolin. Il Vaticano si offre di facilitare i colloqui tra Ucraina e Russia per porre fine alla guerra

AgenPress – Il Vaticano è disposto a “facilitare” un dialogo tra Ucraina e Russia per porre fine alla guerra. Lo ha detto il Segretario di Stato cardinale Pietro Parolin.

“Bisogna evitare ogni escalation, fermare la guerra e trattare. Anche l’eventuale ritorno a una nuova guerra fredda con due blocchi contrapposti è uno scenario inquietante”. Un allargamento del conflitto in Europa “sarebbe una catastrofe di proporzioni gigantesche, anche se, purtroppo, non è un’eventualità da escludere del tutto”.

Nonostante “sia avvenuto quanto temevamo e speravamo non accadesse, sono convinto che ci sia ancora e sempre spazio per il negoziato”.

La Santa Sede, “che in questi anni ha seguito costantemente, discretamente e con grande attenzione le vicende dell’ Ucraina, offrendo la sua disponibilità a facilitare il dialogo con la Russia, è sempre pronta ad aiutare le parti a riprendere tale via. Rinnovo l’invito pressante che il Santo Padre ha fatto durante la sua visita all’Ambasciata russa presso la Santa Sede, a fermare i combattimenti e tornare al negoziato”.

Parolin ha aggiunto che il Vaticano ha seguito con “grande attenzione gli eventi in Ucraina” e che offre “la sua disponibilità a facilitare il dialogo con la Russia, è sempre pronto ad aiutare le parti a riprendere questa strada”.

Papa Francesco ancora una volta domenica è intervenuto sul conflitto durante la sua preghiera settimanale dell’Angelus e ha chiesto ai fedeli di pregare e ha invitato “tutti a fare del 2 marzo, mercoledì delle Ceneri, una giornata di preghiera e digiuno per la pace in Ucraina”.

Gli sviluppi degli ultimi anni “e, in particolare, degli ultimi mesi “non hanno fatto altro che alimentare la sordità reciproca portando al conflitto aperto. Le aspirazioni di ogni Paese e la loro legittimità devono essere oggetto di una riflessione comune, in un contesto più ampio e, soprattutto – conclude Parolin – tenendo conto delle scelte dei cittadini stessi e nel rispetto del diritto internazionale. E la storia non manca di offrire esempi che confermano che ciò è possibile”.

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