AgenPress – Le sei persone accusate dell’omicidio dell’ambasciatore d’Italia in Congo Luca Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci e l’autista Mustapha Milambo sono state condannate all’ergastolo da un tribunale congolese. La procura militare di Kinshasa aveva chiesto la pena di morte per i sei.
Alla sbarra c’erano cinque imputati mentre un sesto, il capobanda, è latitante. La pubblica accusa aveva chiesto la pena di morte anche se da 20 anni vige una moratoria di fatto che vede commutare le sentenze capitali in ergastolo.
L’Italia, quale parte civile e Paese fortemente contrario alle esecuzioni, aveva chiesto che venisse inflitta direttamente una giusta pena detentiva. La sentenza è appellabile. Il 43enne Attanasio, il carabiniere Iacovacci e l’autista Milambo erano stati feriti a morte da colpi di arma da fuoco in un’imboscata tesa da criminali a un convoglio del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite (Pam) con cui viaggiava nella provincia di Kivu Nord, area ad alto rischio da tre decenni per la presenza di decine di milizie.
“Noi aspettiamo ancora la verità”, dice Salvatore, padre dell’ambasciatore. Penso che l’Italia debba pretendere la verità perché Luca era il suo ambasciatore: rappresentava tutti noi. Non è solo un problema della famiglia – ha aggiunto – Questo non è un fatto di cronaca, ma un fatto politico e di Stato e lo Stato deve reagire”.
Il tribunale militare congolese ha riconosciuto all’Italia un risarcimento equivalente a due milioni di dollari “in via equitativa”, ossia stabilito dalla corte, a carico dei condannati.
L’Italia, quale parte civile, nel chiedere il risarcimento non aveva indicato cifre e si era rimessa alla valutazione del magistrato. Si tratta verosimilmente di un riconoscimento destinato a restare simbolico in quanto la somma in franchi congolesi equivalente a 1,83 milioni di euro dovrebbe essere recuperata presso i sei rapinatori, uno dei quali – il capobanda – è pure latitante.