AgenPress. “I lavoratori dell’ex Ilva vengono trattati come i saldi di fine stagione. Si sta affrontando il tema cruciale del futuro di 5 mila lavoratori con un atteggiamento ingiustificabile sia da parte del Ministero del Lavoro che dell’azienda. Il ministero sta consentendo la prosecuzione dell’esame congiunto sulla cassa integrazione straordinaria per tremila lavoratori, aggiornando l’incontro a lunedì mattina, contraddicendo clamorosamente il Presidente del Consiglio Draghi che solamente pochi giorni fa aveva rappresentato l’ex Ilva come parte essenziale per il futuro della siderurgia nazionale per superare la grave emergenza causata dalla guerra in Ucraina.
Con quale faccia si può chiedere contemporaneamente un aumento della produzione a 6 milioni di tonnellate e 3 mila esuberi? Per la Uilm rimane valido solamente l’unico accordo sottoscritto dal sindacato, quello del 2018 e approvato dai lavoratori che prevede l’organico attuale di 8.200 lavoratori a Taranto e 10.700 in tutto il Gruppo, con l’obiettivo produttivo di 6 milioni di tonnellate. Non solo, man mano che si verificherà la risalita produttiva sarà necessario riportare tutti a lavoro”.
Così Guglielmo Gambardella, coordinatore Uilm Nazionale del settore.
“Nell’incontro di oggi – aggiunge – come nelle riunioni territoriali non sono stati affrontati i temi richiesti dallo stesso ministero del Lavoro. L’azienda ha dichiarato l’indisponibilità a scendere nel dettaglio reparto per reparto per stabilire gli organici tecnologici necessari e i relativi rimpiazzi per il funzionamento in sicurezza degli impianti. Inoltre c’era la necessità di avere un quadro chiaro sulle attività che l’azienda intenderebbe esternalizzare. Anche su questo importante aspetto purtroppo non abbiamo ricevuto nessuna risposta concreta”.
“Per la Uilm ridurre la discussione all’ammortizzatore sociale è limitativo considerando che stiamo parlando del più grande Gruppo siderurgico in Italia, in cui lo Stato è presente attraverso Invitalia, e che svolge un ruolo centrale nel sistema produttivo italiano” continua.
“Dall’azienda – aggiunge – non abbiamo ricevuto nessuna certezza in nessuna direzione, nè sugli investimenti per la decarbonizzazione nè sulla reale assenza di esuberi strutturali, sulla prospettiva occupazionale dei lavoratori e sui volumi produttivi della verticalizzazione a partire dai tubifici”.
“La Uilm – conclude – prende atto che l’azienda non ha ritirato la procedura di cigs e che il Ministero del Lavoro non l’abbia richiesto, prefigurando di fatto il licenziamento dei 1.700 lavoratori in Ilva AS a cui si aggiungerebbero altri 3mila lavoratori. Noi non saremo mai complici”.