Verona. I poliziotti arrestati prendevano di mira i deboli. In Questura calci, pugni, torture

AgenPress – Gli indagati, un ispettore e quattro agenti, prendevano di mira i “deboli”, quasi sempre persone straniere o senzatetto. Questa “circostanza che, da un lato – scrive il gip -, ha consentito agli indagati di vincere più facilmente eventuali resistenze delle loro vittime, dall’altro ha rafforzato la convinzione dei medesimi indagati di rimanere immuni da qualunque conseguenza” forti del fatto che nessuna delle vittime avrebbe mai sporto denuncia. Si coprivano l’un l’altro, ridevano dei pestaggi, si vantavano delle botte quando fermavano qualcuno. Un “modus operandi consolidato” – ricostruisce il giudice di Verona Livia Magri – e “condiviso da numerosi operanti dell’ufficio Volanti della Questura”.

Poi i racconti divertiti al telefono, le parole di vanto con la fidanzata dei pestaggi in Questura.  In più di un’occasione le vittime, stando a quanto ricostruito, oltre a essere picchiate, sarebbero stato umiliate: gli agenti avrebbero negato loro il bagno e le avrebbero costrette a rotolarsi nell’urina sul pavimento.

“Adesso ti faccio vedere io quante capocciate alla porta dai, boom boom boom boom”. “E io ridevo come un pazzo”, raccontava alla ragazza. Parlava delle “stecche” sul volto sferrate alle vittime, dei calci e dei pugni. “Ho caricato una stecca amo’, bam, lui chiude gli occhi, di sasso per terra è andato a finire, è rimasto a terra”,

Quella che il gip descrive nell’ordinanza di custodia cautelare per i cinque agenti di Verona finiti ai domiciliari è una lunga serie di violenze. Sistematiche, continuate nel tempo e condite da insulti razzisti e minacce di morte. Le 169 pagine che compongono il documento sottolineano, scrive il giudice, proprio la violenza di chi  ha tradito la propria funzione commettendo reati “con preoccupante disinvoltura”.

I pestaggi avvenivano lontano dagli occhi indiscreti delle telecamere, in quello che veniva chiamato il “tunnel”, un’area cioè dove non erano presenti sistemi di videosorveglianza. Particolare attenzione viene posta sul ruolo di uno degli agenti, Alessandro Migliore, del quale si sottolinea nell’ordinanza una “spiccata propensione criminosa”. Il poliziotto, si legge nell’ordinanza, si è reso protagonista “di reati assai gravi”, “torturando con sadico godimento, in più occasioni e in un arco temporale del tutto contenuto, diverse persone private della loro libertà personale anche semplicemente per l’identificazione, in totale assenza di necessità e con crudeltà”.

Ma a picchiare erano tutti, sostiene ancora il giudice, prendendosi gioco delle loro vittime, utilizzando anche lo spray al peperoncino senza alcuna ragione, solo per il sadico gusto di umiliarle. Le pestavano tutti insieme, trascinandole nelle stanze della Questura, picchiandole e umiliandole fino a negargli il bagno costringendole a rotolarsi nell’urina sul pavimento. In un caso due poliziotti sono accusati non solo di aver picchiato una persona sottoposta a fermo di identificazione, ma anche di averla costretta a urinare nella stanza fermati. Gli stessi l’hanno poi l’hanno spinta in un angolo facendola cadere a terra e usandola “come uno straccio per pulire il pavimento”.

 

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