Un anno fa scompariva Ciriaco De Mita. Rifiutò di divenire capo dello Stato

AgenPress. Nato a Nusco il 2 febbraio del 1928, De Mita fu un uomo di pensiero, ma anche di grinta e di azione. Basta guardare il cursus honorum: Figlio di un sarto e di una casalinga, dopo il liceo classico in Campania, Ciriaco vinse una borsa di studio al Collegio Augustinianum di Milano, si iscrisse alla Cattolica e si laureò in Giurisprudenza.

Nel 1943 si iscrisse alla Democrazia Cristiana. Consigliere nazionale del partito nel 1956, nel 1963 deputato per la prima volta (sempre rieletto fino alla legislatura 2006-2008, nel 1969 diviene vicesegretario della Dc. Divenne Presidente del Consiglio tra il 1988 e il 1989, fu più volte Ministro e protagonista della vita parlamentare italiana nella sinistra democristiana, fino all’ultimo si impegnò nelle istituzioni locali, come Sindaco del Comune di Nusco.

Nel 1985, quando si trattava di scegliere il successore di Sandro Pertini, Alessandro Natta gli fece capire che i comunisti avrebbero potuto sostenerlo alla candidatura del Quirinale.

Ecco cosa rispose: “Ci vuole uno stile che io, diciamoci la verità, non ho. A me piace l’analisi, il pensiero, mi piace chiacchierare. Un Presidente della Repubblica non può chiacchierare”.

Con la sua morte, avvenuta il 26 maggio 2022, l’Italia perse un uomo che dedicò l’intera vita alla politica: 66 anni passati dentro la Democrazia Cristiana, prima da militante poi da segretario. De Mita fu una colonna storica della Democrazia Cristiana.

In lui la passione per la politica e l’amore per la sua terra non sono mai venuti meno: si definiva, solo e semplicemente, un democratico cristiano. Intelligentissimo per unanime definizione e abile stratega è stato tra i più forbiti esponenti della fine “ars politica”. Un politico in grado di progettare, rifinire e portare a termine accordi talmente ingarbugliati che, spesso e volentieri, era difficile capire chi davvero ci avesse guadagnato e chi perso. Una sua fulminante battuta era: “Se una cosa difficile ti sembra semplice, vuol dire che non hai capito niente”.

Adesso non ci resta che scoprire quanto sia vera l’ultima profezia di Ciriaco De Mita: “Quando morirò continuerò a parlare”.

Aurelio Coppeto 

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