Torna in tutta Europa dal 7 al 13 ottobre la Settimana della dislessia

Agenpress. Torna in tutta Europa dal 7 al 13 ottobre la Settimana della dislessia promossa dalla European dyslexia association (Eda). Occasione per fare il punto sulle difficoltà di apprendimento tramite lettura, scrittura o calcolo, fenomeno che interessa circa due milioni di persone in Italia, soprattutto giovanissimi.

Nelle ultime stagioni sono stati compiuti notevoli passi in avanti in questo campo sia sul fronte dell’accresciuta sensibilità sia nel campo legislativo. In particolare, la legge n. 170 dell’8 ottobre 2010 ha garantito norme specifiche in materia di disturbi di apprendimento in ambito scolastico ed ha aperto definitivamente le porte a quelle modalità didattiche dedicate, comprensive di strumenti compensativi e dispensativi. Tuttavia i preconcetti verso gli studenti dislessici sono duri a morire e la mancanza di serenità accentua, tra l’altro, le difficoltà dei ragazzi soprattutto nel campo dell’autostima.

“La qualità dell’inclusione scolastica è notevolmente migliorata negli ultimi anni, causa il rilevante aumento del numero di studenti dislessici e merito di docenti più ‘attrezzati’ in materia – spiegano da Assodislessia. “Per fortuna sembra tramontata la stagione dei patimenti inflitti da docenti disinformati ai dislessici o di casi come quello della studentessa dislessica che a Genova è dovuta ricorrere al Tar perché si pronunciasse contro la bocciatura alla maturità. Lo stesso, però, non si può dire per i pregiudizi sociali”.

Nei giorni scorsi a Roma uno studente di 15 anni s’è visto “redarguire” da una commissione dell’Inps per la scelta del liceo classico, sottintendendo l’inadeguatezza di tale scelta per un ragazzo con Dsa. Eppure il giovane, pur con grandi sacrifici tra tutor, laboratori e ripetizioni, ha concluso il primo anno con piena promozione.

“Pur essendo stati fatti grandi passi in avanti soprattutto in ambito didattico, episodi del genere sono ancora frequenti nel contesto sociale – continuano da Assodislessia. “L’atteggiamento disfattista, soprattutto da parte di funzionari pubblici, è purtroppo comune ed è contrapposto proprio alla necessaria esigenza di sdrammatizzarne le difficoltà su cui i neuropsichiatri sono tutti concordi. Uno dei problemi è che le valutazioni dei dislessici nelle commissioni vengono effettuate in genere da medici generici, che non hanno quindi una competenza specifica. E non mancano addirittura atteggiamenti negazionisti, che tendono a minimizzare il fenomeno su cui, va detto, è proliferato un business tra interventi di logopedia, di tutoraggio e persino business vacanziero riservato ai dislessici – concludono dall’associazione.

 

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