Tassone: “Un partito che si rifà al popolarismo e al cristianesimo democratico può avere un ruolo decisivo”

AgenPress. In questi giorni si registra un dato interessante: la discussione sulla questione dell’unità dei cattolici finita sotto i colpi di una rivoluzione messa in atto da un gruppo di magistrati e da un ben targato mondo della cultura, che ha impoverito civilmente e culturalmente il Paese.

Una sinistra non “toccata” dalle inchieste rivendicava il cambiamento e l’alternanza alla guida del governo. Un mondo di giustizieri invocava la galera per i corrotti e per i molti ….presunti tali. Era il percorso strumentale per una svolta antidemocratica che eliminava i partiti e soffocava la politica.

Martinazzoli nell’assemblea nazionale del Palazzo dei Congressi a Roma cambia il nome del partito: non più Democrazia Cristiana, ma Partito Popolare, senza sciogliere la DC. Quell’iniziativa si rivelò infausta perché aprì la fase della diaspora dei Cattolici con l’uscita di un gruppo guidato da Casini, che costituì il CCD.

La riforma elettorale del 1994 con il Parlamento di nominati sottraeva al cittadino elettore il potere della scelta. Un Parlamento non più espressione della sovranità popolare ma di altre “influenze”. Il ‘94 il “predestinato” Occhetto e la sua macchina gioiosa di guerra furono fermati da Berlusconi, che seppe prendere “al volo” i dividendi destinati al primo.

Il PPI di Martinazzoli si arrese. Si disse che l’Unità dei cattolici era ormai superata. Con la caduta del Muro di Berlino il pericolo del comunismo non c’era più e la diga dei democratici cristiani era inutile.

La scelta verso la sinistra di molti democristiani, che dopo le esperienze della Margherita, dell’Ulivo, sono stati i cofondatori del PD, è stata una acrobatica convivenza in un partito finto perché diverse le memorie, diverse le storie, diversi i leader storici di riferimento.

La scissione del PPI del 1995 consumata all’Ergife dovrebbe essere attentamente studiata. Da quella scissione nasceva il CDU che manteneva saldi i riferimenti valoriali e democratici. Oggi si avverte un certo malessere fra i d.c. del PD. Beppe Fioroni lo testimonia. Cadono le ragioni di una scissione dissennata e un colpevole abbandono del campo.

Oggi si avverte l’esigenza di restituire al Paese la politica, i partiti veri e non finti, i filoni culturali prosciugati da visioni senza valori, senza passioni smorzati da una pratica della gestione. L’elezione di Elly Schlein a segretaria del PD può aiutare a fare chiarezza per un partito paralizzato. Si rompe l’inganno di stare tutti insieme anche se opposti.

E allora si pone per i d.c. del Pd una scelta, così anche per i tanti post democristiani che è quella di ritrovarsi. Ognuno con la propria identità dunque.

Anche i governi con maggioranze forti sono deboli e precari, vedi ieri Draghi e oggi Meloni, quando non tiene il sistema delle garanzie democratiche. Se queste non ci sono, tutto è senza espressione.

Bisogna rimuovere le truffe delle insane leggi elettorali e restituire al popolo i diritti sottratti! Un partito che si rifà al popolarismo e al cristianesimo democratico può avere un ruolo decisivo. Il resto è grigiore senza futuro.

Mario Tassone

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