Tassone: “Possono esserci tante elezioni, ma se non si riempiono i vuoti di desolanti inerzie culturali tutto sarà vano”

Non si può in uno stesso organismo conciliare ad esempio De Gasperi e Togliatti, Moro e Berlinguer. Le identità politiche vengono sostituite nella gestione del potere

AgenPress. Bisogna scandagliare, senza rimanere in superficie, per avere contezza delle cause delle nostre difficoltà. Non sono quindi le dislocazioni delle forze, la loro consistenza cangiante e quindi approssimativa, la genesi delle incertezze di oggi e del buio del futuro.

Le elezioni politiche determinano assetti “stagionali” espressi da un elettorato mobile  perché non ha punti fermi su cui attestarsi, ma emozioni del momento a cui aggrapparsi. Possono esserci tante elezioni ma se non si riempiono i vuoti di desolanti inerzie culturali tutto sarà vano. Se la comunità non rivendica la propria forza propulsiva e lascia ancora ad attivi oligarchi, tiranni del nostro tempo, il decidere e l’agire, si perderà nel frastuono delle parole senza prospettive.

Il vero tema è riacquistare la identità.  La comunità di cittadini è tale se ha una identità. Se i cittadini perdono forza espressiva smarriscono la loro essenza. Senza identità non c’è comunità ma aggregazioni informi. Senza il ricordo di esperienze vissute si sta in un tempo senza futuro.

I Partiti non esistono se non sono un insieme di storie vissute, ma fenomeni per ritrovarsi per occasionali interessi: trionfo degli egoismi.

Sono illuminanti le vicende del Partito Democratico.

Il PD è il raccoglitore di storie diverse e contrapposte, (dopo le esperienze della Margherita e Ulivo aggregazioni elettorali di una sinistra inquieta), del comunismo e della Democrazia Cristiana. Il confronto anche costruttivo fra visioni diverse è possibile. È impossibile la convivenza.

Non si può in uno stesso organismo conciliare ad esempio De Gasperi e Togliatti, Moro e Berlinguer. Le identità politiche vengono sostituite nella gestione del potere. Le identità sono sacrificate sull’altare della gestione.

È vanificato il disegno di Moro che auspicava il confronto e la ricerca di una sintesi fra esperienze diverse. Le storie dei Partiti sono state sostituite da quelle dei leader che sono presenti nei simboli. E i trascorsi del Paese ? Sostituiti dalla vita dei capi. Questa è la crisi: povertà morale politica.

Il Paese smarrì la dimensione umana nel sequestro e uccisione di Moro.

La contrapposizione tra gli intransigenti e chi voleva trattare perché non c’era nessuna “ragion di Stato” da preservare, ma il prevalere dell’interesse di Berlinguer a mantenere gli equilibri del suo partito, scosso dalle sue frange estreme, che avevano scelto la lotta armata.

È la DC? Ridotta all’impotenza e disarmata. Da qui che bisogna ripartire non per alimentare fratture ma per entrare nella normalità della politica.

Una normalità si afferma se ci sono identità a confronto e non realtà dominate da capi. Questo bisogna correggere. Sotto a chi ha passione. Sotto ai cristiani democratici in diverse latitudini, oggi attestati perché ritrovino la propria identità. E così tutto il Paese!

Mario Tassone

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